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14 Gennaio 2022 - 07:00
Austero e La Penna accusati di essere tra i registi dell’ultima faida.Il pm chiede 10 anni a testa per i ras del clan De Luca Bossa
NAPOLI. I bombaroli del clan De Luca Bossa verso la stangata giudiziaria. Il processo di primo grado che si sta celebrando con il rito abbreviato, e che vede alla sbarra Luigi Austero e Luca La Penna, entra nel vivo con la requisitoria del pubblico ministero della Dda e per i due imputati si profila uno scenario poco confortante. La Procura, forte del quadro indiziario fin qui raccolto, ha infatti chiesto al gip di condannarli a 10 anni di reclusione a testa. Prima il terrore che hanno seminato nell’intero quartiere, poi le manette e infine l’avvio del processo di primo grado. Per Luigi Austero e Luca La Penna, presunti esponenti di primo piano del temibile clan De Luca Bossa di Ponticelli, la Procura appena due mesi fa ha chiesto e ottenuto il giudizio immediato per i drammatici fatti della scorsa primavera. I due ras sono infatti sospettati di aver fatto parte del commando che, la notte dell’11 maggio, dalla Strada Statale 162 ha lanciato un ordigno ad alto potenziale sulla sottostante via Esopo con l’obiettivo di intimidire i nemici giurati del gruppo De Martino. La posizione del terzo indagato, Alfonso De Luca, è stata invece archiviata.
L’udienza innanzi al gip del tribunale di Napoli era stata fissata per il prossimo dicembre: sia La Penna che Austero hanno chiesto di essere giudicati con il rito abbreviato: strategia pressoché obbligata per ottenere, in caso di eventuale condanna, un sostanzioso sconto di pena in caso di eventuale condanna. La vicenda di cui devono rispondere è tristemente nota e va a inserirsi nel feroce scontro che ormai da oltre un anno vede contrapporsi i De Luca BossaMinichini-Casella, supportati dai Rinaldi e dagli Aprea-Cuccaro, al gruppo rivale capeggiato dalle famiglie De Micco e De Martino. I bombaroli usarono l’auto intestata a uno di loro per compiere il clamoroso attentato in via Esopo. Ma si trattò di un boomerang: l’esplosione lasciò anche la loro vettura in panne, provocando l’apertura degli airbag e costringendoli a fuggire a piedi. Così attraverso l’intestatario i carabinieri sono risaliti ai tre presunti responsabili, tutti legati alla cosca del Lotto 0, raggiunti poi il 20 maggio da un decreto di fermo emesso dalla Dda. Pochi giorni prima la polizia aveva arrestato quattro esponenti dei De Martino, i famigerati “Xx”, poi è stata la volta dei tre esponenti dell’altro clan.
Una risposta immediata frutto di indagini serrate ed efficaci. In via Esopo, nel rione Fiat quartier generale dei De Martino, l’ordigno avrebbe potuto uccidere persone nel raggio di 10 metri ed era composto da 1.500 grammi di miscela “flash powder” con perclorato di potassio e polvere di alluminio. La svolta si è verificata nel pomeriggio, quando i carabinieri hanno arrestato, in esecuzione di decreto di fermo, tre indagati ritenuti contigui al clan De Luca Bossa-Minichini, in quanto tutti ritenuti gravemente indiziati del reato di detenzione ed esplosione di ordigno, aggravati dalle finalità mafiose. Il provvedimento è arrivato al culmine di una immediata e serrata attività di indagine dei carabinieri, avviata subito dopo la potentissima esplosione di un ordigno in via Esopo. Lo scoppio aveva tra l’altro danneggiato ben nove macchine parcheggiate lungo la strada: un’onda d’urto micidiale, che soltanto per una pura casualità non ha provocato una strage. Durante la fuga il commando aveva anche provato a rapinare dell’auto una donna che in quel momento transitava sulla scena insieme al figlio minorenne. Attimi di puro terrore.
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