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20 Gennaio 2022 - 13:29
«Bisogna creare un cordone culturale attorno alla camorra e anche i parroci devono essere uomini di fegato. Via i don Abbondio, perché se mettiamo i don Abbondio nelle parrocchie continueremo a vedere lo sconcio di mani grondanti di sangue che danno offerte che alcuni accettano». Lo ha detto il procuratore generale di Napoli Luigi Riello, incontrando la stampa in vista della cerimonia inaugurale dell'anno giudiziario che si terrà sabato 22 gennaio a Castel Capuano.
«Quando parliamo di tagliare i fili culturali con la camorra - ha spiegato Riello -penso soprattutto alla chiesa. Abbiamo un arcivescovo che ha iniziato direi molto bene il suo ministero qui a Napoli con un atto di alta significatività: la rimozione da una chiesa di Marano di 3 quadri di valore che erano lì da 30 anni, con tanto di targa a ricordare “Dono di Lorenzo Nuvoletta". In don Mimmo possiamo avere un interlocutore forte e credibile per la semplice ragione che l'anatema della Chiesa non è qualcosa che di per sé sconfigge la camorra, ma è certo che i camorristi sono, come i mafiosi, molto vicini alla chiesa, vanno in chiesa, portano i santi patroni, donano chi sa cosa alle chiese, si avvicinano ai sacramenti. Questa gente deve uscire dalle chiese, non si può entrare in chiesa con in una mano una pistola e nell'altra il rosario. A queste persone va tolta autorevolezza».
Ecco perché, secondo Riello, «anche i parroci in Campania devono essere uomini di fegato. Via i don Abbondio. Con questo arcivescovo, e con i tanti sacerdoti che già operano da anni con grande coraggio e incisività nell'associazionismo sia laico che cattolico, penso che potremo fare un grande balzo in avanti in questo settore».
CRISI DELLA MAGISTRATURA. «In momento in cui la Magistratura vive momento grave di crisi di credibilità, non basta aver cacciato Palamara e ritenere che così la Magistratura abbia risolto tutti i suoi problemi. C'è stato un cedimento valoriale in alcune sacche della Magistratura che riguarda certamente una minoranza, pochi magistrati, ma non pochissimi. Non illudiamoci che sia finito cacciando Palamara».
Riello aggiunge che «il circuito di governo autonomo della Magistratura non si esaurisce nel Csm, al di là del suo funzionamento buono o cattivo, delle sue cadute o non cadute di stile, ma deve coinvolgere i capi degli uffici. Io nel corso del 2021 ho fatto sì che due magistrati del Distretto fossero colpiti da provvedimento cautelare di trasferimento d'ufficio. Dobbiamo metterci in gioco in maniera piena: se c'è qualcosa di negativo bisogna scriverlo e assumersi la responsabilità, non possiamo lamentarci di ciò che accade se noi a capo degli uffici per primi non ci assumiamo nostre responsabilità. Chi non ha il coraggio di scrivere le cose negative su colleghi, quando purtroppo con amarezza bisogna farlo, non faccia domanda, si faccia da parte e se ne vada».
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