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Don Tonino Palmese: «Don Abbondio anche chi non chiama fenomeni per nome»

Don Tonino Palmese: «Don Abbondio anche chi non chiama fenomeni per nome»

«Il “Don Abbondio" non è solo il parroco che accerta le offerte dal camorrista ma anche chi, nella comprensibile aspirazione alla conversione del criminale, non chiama per nome i fenomeni, le situazioni e i colpevoli». Così all'Adnkronos don Tonino Palmese, vicario episcopale per il settore Carità e Giustizia dell'Arcidiocesi di Napoli, da sempre in prima linea e al fianco dei parenti delle vittime innocenti della criminalità, commenta le parole del procuratore generale di Napoli Luigi Riello, secondo cui «bisogna creare un cordone culturale attorno alla camorra».

Riello ha inoltre espresso la necessità che «anche i parroci siano uomini di fegato» perché, ha aggiunto, «se mettiamo i “don Abbondio" nelle parrocchie continueremo a vedere lo sconcio di mani grondanti di sangue che danno offerte che alcuni accettano». Secondo don Tonino Palmese, citato dal pg Riello tra i «tanti sacerdoti che operano da anni con grande coraggio», il tema «non è solamente quello dei parroci che hanno ricevuto offerte», come nel caso della chiesa di Marano all'interno della quale erano esposti tre quadri donati dal boss Lorenzo Nuvoletta, con tanto di targhetta commemorativa, e fatti rimuovere dal nuovo arcivescovo don Mimmo Battaglia poco dopo il suo ingresso in Diocesi.

«Il tema - spiega don Tonino Palmese - è anche quello delle mancate denunce, che molte volte consistono nel chiamare per nome i fenomeni nei territori. Capisco che un sacerdote sul territorio debba mediare il più possibile e anche aspirare alla conversione del peccatore, in questo caso del criminale, capisco che il prete di parte rispetto alla verità e alla giustizia debba andare verso tutti, ma questo “verso tutti" va sempre chiamato per nome».

«Nel Vangelo, quando una persona imbrogliona come Zaccheo vuole diventare amico di Gesù, deve fare una scelta che consiste nel restituire il maltolto e nel dare metà dei suoi averi ai poveri. Io mi permetto di aggiungere una terza cosa, dovendo ragionare su un tema che non era quello di Gesù, e cioè che bisogna restituire anche la verità di ciò che è accaduto. Quindi bisogna sì dialogare con i camorristi, ma in vista di una conversione che sia restituzione del maltolto e soprattutto restituzione della verità dei fatti. Fuori da questa ipotesi non è conversione - conclude - è solo un'ipotesi personale intimista di un ritorno alla religione».

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