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Stangata al clan Amato-Pagano: sette ergastoli ai boss della faida

Stangata al clan Amato-Pagano: sette ergastoli ai boss della faida

La vittima fu uccisa nel 2005 per la sua insubordinazione ai capizona.Delitto Barretta, inflitto il massimo della pena nonostante il rito abbreviato

NAPOLI. Il gotha del clan degli Scissionisti è sotto scacco. Sono ben sette le condanne al carcere a vita inflitte per l’omicidio di Luigi Barretta, ucciso a Secondigliano nel 2005 dal suo stesso clan, gli Amato-Pagano. Il gup, Federica De Bellis, ieri mattina ha accolto le richieste del pubblico ministero della Dda Maurizio De Marco e condannato alla pena massima i boss Carmine Amato e Cesare Pagano, nonché Ciro Caiazza, Lucio Carriola, Enzo Notturno, Carmine Pagano, e Salvatore Rosselli. Ai pentiti Antonio Caiazza e Carmine Cerrato sono stati invece inflitti 12 anni di reclusione a testa (per il riconoscimento di un’attenuante e per il rito scelto) in relazione all’omicidio, mentre non si è ritenuto di dover procedere nei loro confronti per quello che riguarda la contestazione relativa si reati di armi «perché il reato è estinto per intervenuta prescrizione».

Barretta fu ucciso perché, come hanno raccontato i pentiti, «era ribelle e arrogante nei confronti di altri affiliati e dei vertici del clan». Dopo averlo ucciso, i sicari sistemarono il suo cadavere in un sacco dell’immondizia che venne poi abbandonato nelle campagne del Casertano. Quella del maggio 2005 fu dunque un’epurazione interna. L’atroce delitto consumatosi al tramonto della prima faida di Scampia sembrava essere arrivato a una prima svolta investigativa con l’iscrizione nel registro degli indagati, avvenuta nel 2019, dunque ben quattordici anni dopo i fatti, di alcuni dei massimi esponenti del cartello degli “Spagnoli”: a partire da quella del boss Cesare Pagano e dei rampolli Carmine Amato e Carmine Pagano. Ebbene, la Procura antimafia, dopo essersi appellata al tribunale del Riesame, lo scorso anno si è vista negare per la seconda volta l’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare per i sette sospettati.

La Dda di Napoli nei mesi successivi aveva infatti chiesto, invano, l’arresto di Carmine Amato, Ciro Caiazza, Lucio Carriola, Vincenzo Notturno, Carmine Pagano, Cesare Pagano e Salvatore Roselli: tutti a vario titolo accusati di aver preso parte all’omicidio del maggio 2005 con ruoli deliberativi o esecutivi. Già il giudice per le indagini preliminari aveva però ritenuto di non dover procedere con l’emissione di un provvedimento cautelare. La vicenda era stata tra l’altro oggetto di un “contenzioso”, scaturito da questioni di competenza territoriale, tra il tribunale di Napoli e quello di Santa Maria Capua Vetere: il cadavere di Barretta fu infatti all’epoca ritrovato nel Casertano avvolto in un sacco per l’immondizia. Nonostante il diniego del gip la pubblica accusa ha comunque tirato ancora dritto appellandosi al Riesame. E proprio in questa sede è poi arrivata la nuova doccia gelata: i giudici dell’ottava sezione, ritenendo insussistenti i gravi indizi di colpevolezza, avevano infatti respinto l’istanza del pm, accogliendo invece le argomentazioni del collegio difensivo. L’iter giudiziario ha comunque fatto il proprio corso e alla fine, almeno in primo grado, è arrivata la stangata.

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