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28 Gennaio 2022 - 07:00
Bernardino Crispino, di 34 anni, evita l’ergastolo: processato con rito abbreviato. Vittima e sicario sono del clan Pezzella di Frattamaggiore. Il delitto nel 2021
NAPOLI. Venti anni di reclusione per l’omicidio di Vincenzo Pellino, vittima di lupara bianca a febbraio 2021 per un’epurazione interna al clan Pezzella di Frattamaggiore e Cardito. Meglio non poteva andare per l’unico imputato: Bernardino Crispino, 34 anni, anche lui frattese, arrestato lo scorso agosto dai carabinieri. Assistito dall’avvocato Leopoldo Perone, è riuscito a evitare non soltanto l’ergastolo ma anche la condanna a 30 anni chiesta dal pubblico ministero. La sentenza è stata pronunciata ieri pomeriggio dal gup Giovanni Vinciguerra al termine del giudizio condotto con rito abbreviato. Agli inizi di agosto i carabinieri del Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna eseguirono a Frattamaggiore l’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Bernardino Crispino, 34 anni, ritenuto dagli investigatori contiguo al clan Pezzella, attivo a Cardito e comuni limitrofi. L’uomo deve rispondere di omicidio volontario in concorso, occultamento di cadavere, porto e detenzione illegale di arma da fuoco, reati aggravati dalle modalità mafiose e finalizzati ad accrescere il prestigio del sodalizio criminale.
L’indagine, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia partenopea, è nata il 14 febbraio scorso, quando la moglie di Vincenzo Pellino, 44enne, anch’egli ritenuto affiliato ai Pezzella, denunciò ai militari dell’Arma la sua scomparsa. L’uomo per gli investigatori, sarebbe stato ucciso da Crispino, con un complice allo stato non identificato. Il suo cadavere non è stato sinora trovato. Il 13 febbraio la vittima aveva incontrato l’arrestato nei pressi di un esercizio commerciale di Frattamaggiore e i due si erano allontanati a bordo dell’auto di Crispino. Le indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli e condotte dai militari di Castello di Cisterna, sono state avviate dopo la denuncia della moglie di Pellino.
La donna si era rivolta ai carabinieri di Frattamaggiore spiegando che il marito era sparito il giorno precedente e che non riusciva a contattarlo in nessun modo. Il telefono risultava spento e non dava alcun segnale, come se fosse stata disinserita la scheda. Dagli accertamenti è emerso che Pellino era stato attirato in trappola da qualcuno che conosceva e del quale si fidava, ucciso a colpi di pistola dall'indagato e da un'altra per sona non ancora identificata. Il suo corpo è stato fatto sparire e ancora oggi non è stato trovato. L’inchiesta, nonostante la condanna per Bernardino Crispino, continua per individuare il presunto complice di quest’ultimo. Così come ancora non è chiaro perché Vincenzo Pellino fosse stato condannato a morte dal suo stesso clan.
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