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01 Febbraio 2022 - 08:00
Stangata per l’imprenditore Armando Manzi, che incassa 19 anni. Il boss pentito rimedia 5 anni, assolto Luciano Pompeo
NAPOLI. Noti imprenditori del settore della ristorazione e altrettanto noti capiclan della periferia nord di Napoli avevano stretto un patto di ferro per importare un vero e proprio fiume di droga, soprattutto cocaina, dalla Spagna e smistarlo nelle piazze di spaccio del capoluogo campano e del Nolano. L’affare era però saltato grazie a una chirurgica indagine condotta dalla guardia di finanza, grazie alla quale era stato svelato anche il sistema di protezione che l’organizzazione aveva creato per coprire la latitanza dell’allora boss dei “Capitoni” Antonio Lo Russo.
Ebbene, dopo la stangata rimediata nel giudizio di primo grado, i presunti narcotrafficanti sono tornati alla sbarra per la conclusione del processo d’appello e quella che ne è scaturita è stata una nuova sfilza di condanne: ben sedici, seppur leggermente ridimensionate, a fronte di appena due assoluzioni. L’inchiesta condotta dagli inquirenti antimafia è dunque sostanzialmente uscita indenne anche dal processo di secondo grado. I giudici della quinta sezione della Corte d’appello di Napoli hanno infatti inflitto sedici condanne: Francesco Cirillo, 8 anni e 6 mesi di reclusione; Armando De Maio, confermati 9 anni e 4 mesi; Claudio Esposito (pentito), 4 anni e 8 mesi;Bartolomeo Falco, confermati 2 anni; Aniello Liccardo, confermati 11 anni e 8 mesi; Antonio Lo Russo (pentito), 4 anni e 8 mesi; Armando Manzi, 19 anni a fronte dei precedenti 20 anni; Oreste Manzi, 18 anni a fronte dei precedenti 20 anni; Elpidio Natale, confermati 8 anni e 8 mesi; Rosario Orefice, difeso dall’avvocato Luigi Ferro, 2 anni e 2 mesi a fronte dei precedenti 3 anni e 8 mesi; Marco Pulzone, confermati 7 anni e 8 mesi; Alfonso Russo, confermati 3 anni; Giovanni Sergio, 6 anni e 2 mesi in continuazione con altra sentenza di condanna; Antonio Sirignano, confermati 10 anni e 4 mesi; Giuseppe Terracciano, 3 anni; Francesco Venturato, 2 anni. La Corte d’appello ha però assolto a sorpresa il ras di Miano, Luciano Pompeo, difeso dall’avvocato Domenico Dello Iacono, che in precedenza aveva rimediato 8 anni di reclusione, e Mario Manna. Accuse in frantumi, dunque, per i due imputati eccellenti.
L’inchiesta da cui era scaturito il blitz era stata condotta dai militari del nucleo di Polizia economico-finanziaria della guardia di finanza di Avellino, insieme alla Direzione investigativa antimafia di Napoli. Secondo la ricostruzione della Procura a capo del sodalizio criminale c’era l’imprenditore nolano, Armando Manzi, attivo nel settore della ristorazione e dei ricevimenti, affiancato dal figlio Oreste e da una schiera di collaboratori, in grado di importare dalla Spagna considerevoli partite di stupefacente destinate al mercato delle province di Napoli e Avellino. I capi dell’organizzazione, stando alla ricostruzione accusatoria, avrebbero intrattenuto per alcuni anni legami con esponenti di vertice del clan dei Lo Russo, egemone nei quartieri Miano e Piscinola, in particolare agevolando fra il 2012 ed il 2014 la latitanza del capo clan, adesso collaboratore di giustizia, Antonio Lo Russo, e in particolare ospitando l’allora capo dei “Capitoni” nelle zone di Roccarainola, Comiziano e Sperone e gestendo insieme ad appartenenti della cosca napoletana importazioni di stupefacente dell’estero. Proprio alcune dichiarazioni di Antonio Lo Russo, insieme a una raffica di intercettazioni, hanno contribuito alla definitiva svolta nelle indagini. Da qui la sfilza di condanne.
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