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I clan dei vicoli spalle al muro

I clan dei vicoli spalle al muro

Tre super pentiti schiacciano le storiche cosche di Forcella, Decumani e rione Sanità. Fari puntati sulle nuove leve

NAPOLI. Sono i tre pentiti che nel corso degli ultimi anni hanno disarticolato i clan del centro storico, oggi sicuramente più frammentati di ieri. Ma c’è di più: Vincenzo Amirante, Carmine Campanile e Daniele Pandolfi hanno vissuto stagioni di guerre che hanno segnato la storia della camorra di Forcella, del Mercato e della Sanità. Ne avevano di cose da raccontare: cosicché hanno aperto la strada agli inquirenti e agli investigatori che hanno dato il via alla rivincita dello Stato sulla criminalità organizzata. Basti pensare alla Napoli di inizio Duemila con una media di 200 omicidi all’anno e quasi nessun commerciante che non pagava il “pizzo”, raffrontandola con l’attuale.

O analizzare il caso di Ercolano, cittadina turistica che era nella morsa degli estorsori e non lo è più grazie a una perfetta sinergia tra magistratura, forze dell’ordine e istituzioni locali. Vincenzo Amirante della Maddalena (padre di Salvatore e Raffaele), componente di spicco della “Paranza dei bambini” composta dalle famiglie Amirante-Brunetti-Sibillo-Giuliano, è quindi una “voce di dentro” del superclan. Ha cominciato a collaborare con la giustizia l’8 agosto 2017 accusandosi di vari reati e rivelando motivazioni ed esecutori di diversi episodi delittuosi. Ha in particolare puntato il dito contro Antonio Napoletano, Francesco Pio Corallo, Luca Capuano e Giovanni Ingenito del gruppo Sibillo di piazza San Gaetano. Carmine Campanile si è pentito ufficialmente il 2 ottobre 2018 ammettendo la storica militanza nelle file dei Caldarelli delle Case Nuove, alleati dei Mazzarella con base in piazza Mercato, e confessando i fatti di sangue commessi per conto loro.

Ha anche rivelato il nome di un insospettabile trafficante di cocaina da cui si rifornivano alcuni affiliati alla “Paranza dei bambini”. Un’alleanza pericolosa tra clan del centro storico, va sottolineato, che proprio grazie alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia oggi non esiste più nella vecchia strutturazione. Daniele Pandolfi, ex uomo dei Vastarella del rione Sanità, ha iniziato il percorso collaborativo il 18 aprile 2018 squarciando il velo sulle malefatte non solo del clan cui era legato ma anche dei rivali Sequino. Le sue dichiarazioni sono infatti agli atti di diversi procedimenti penali ancora in corso, anche se già con sentenze di primo grado, e hanno contribuito a ridurre ai minimi storici la forza della vecchia guardia camorristica della zona. Lui stesso fu ferito in un agguato poco prima di pentirsi e anche di questo ha parlato con i pubblici ministeri della Direzione distrettuale antimafia. Vincenzo Amirante è stato il primo a riferire sulle sparatorie tra in via Oronzo Costa. “Es17” (Emanuele Sibillo), il fratello Pasquale e a turno i vari affiliati andavano a sparare quasi tutte le sere contro le abitazioni dei Buonerba, ai quali volevano imporre il “pizzo” sullo spaccio. Ma questi ultimi, legati ai Mazzarella, si chiusero in casa e prepararono la vendetta. Nel dettaglio è molto preciso il racconto del collaboratore di giustizia, confermatogli a suo dire da Corallo durante una comune detenzione.

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