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15 Febbraio 2022 - 10:53
NAPOLI. Un summit lampo per riorganizzare la cosca e scongiurarne il tracollo. Il clan Abbinante, messo alle corde dall’ultima raffica di arresti rimediata nel giro di pochi mesi, alla fine dell’estate scorsa avrebbe deciso di correre ai ripari e, dopo la cattura degli ultimi ras ancora a piede libero, la guida del temibile gruppo di camorra con base tra il rione Monterosa e il lotto Sc3 sarebbe stata affidata a uno dei figli del boss detenuto Giovanni Esposito “’o muort”, tra i capi indiscussi del cartello degli Scissionisti di Secondigliano. A rivelare l’inedito retroscena è oggi il neo pentito Luigi Rignante, narcos del clan Abbinante passato tra le fila dei collaboratori di giustizia dopo aver scoperto la volontà dei suoi “soci” di assassinarlo. Rignante, come anticipato dal “Roma” negli ultimi due giorni, ha già compilato decine di pagine di verbali, contribuendo anche alla ricostruzione di alcuni gravissimi fatti di sangue. Il 47enne ex ras ha però parlato anche degli attuali assetti all’interno dell’organizzazione e l’ha fatto con un lungo memoriale che il 23 settembre scorso ha affidato agli inquirenti della Dda di Napoli. Dalla lettura del documento si apprende dunque che «con l’uscita di Antonio Abbinante i problemi sono svaniti del tutto in quanto ha stretto accordi con quasi tutti i clan limitrofi. Gli Amato-Pagano mandavano mensilmente uno o due chili di cocaina che venivano dati ad Antonio (Esposito, ndr) ed Enzo (il defunto Vincenzo De Luca, ndr) e gli stessi provvedevano a chiudere i conti a fine mese. Diventarono un vero e proprio gruppo autonomo (rispetto agli Abbinante, ndr), anche perché sia Antonio che De Luca diventarono omissis. Misero su una vera e propria holding nella gestione dello spaccio di crack». La vendita della cocaina “cucinata” rappresenta ancora oggi la principale entrata economica degli Abbinante e, stando sempre a quanto riferito da Rignante, l’attività avverrebbe a ritmo incessante all’interno del lotto Sc3, una delle storiche roccaforti della cosca. Quell’assetto pochi mesi ha però subito un violento scossone giudiziario grazie al blitz messo a segno dalla Squadra mobile. La retata, vale la pena ricordarlo, portò all’arresto del commando che stava per organizzare l’omicidio di Rignante e in manette finì, tra gli altri, proprio Esposito jr. Stando a quanto sostenuto dal neo pentito, la cosca sarebbe però immediatamente corsa ai ripari: «Antonio ed Enzo provvedevano a “cucinare” (la droga, ndr), Morriale al confezionamento e Francesco Esposito “Kekko” alla gestione per rifornire e organizzare gli spacciatori di turno. Dopo l’arresto del fratello Antonio e del cognato Salvatore Morriale, Francesco Esposito è divenuto l’attuale reggente di tutta la gestione della piazza, cosa decisa in mia presenza, con la costante supervisione di Salvatore Mari, a detta dello stesso Antonio Esposito, dopo aver fatto il suo primo colloquio in carcere con la moglie». Accuse di assoluto spessore, che sembrano dirla lunga su quando la cosca del Monterosa sia ancora lontana dall’azzeramento.
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