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Pizzo all’imprenditore coraggio, inchiesta in frantumi: tutti assolti

Pizzo all’imprenditore coraggio, inchiesta in frantumi: tutti assolti

Le denunce di Luigi Leonardi non convincono: scagionati pure i Silvestri

NAPOLI. L’imprenditore coraggio, Luigi Leonardi, non convince fino in fondo e il processo che avrebbe dovuto inchiodare alle proprie responsabilità i presunti aguzzini del clan degli Scissionisti si conclude in un clamoroso buco nell’acqua. Dopo la prima sfilza di assoluzioni arrivate nel 2015, ci ha pensato ieri la Corte d’appello a mettere una pietra tombale sull’inchiesta. I giudici della terza sezione, infatti, non soltanto hanno confermato l’assoluzione di Domenico Cataldo, Paolo Ciprio, Vincenzo Cantelmo, Domenico Russo e Luca Mascia, ma hanno scagionato anche i fratelli Gaetano Silvestro e Alfonso Silvestri, entrambi difesi dall’avvocato Carlo Ercolino, perché il fatto non sussiste. Questi ultimi, insieme al fratello Gennaro Silvestri, che nel frattempo è però deceduto, in primo grado avevano rimediato cinque anni di reclusione a testa.

La vicenda che ha portato Luigi Leonardi alla ribalta della cronaca locale e nazionale è tristemente nota. Nipote dell’ex boss di Secondigliano Antonio Leonardi, fin da giovanissimo decide di affrancarsi dal contesto malavitoso nel quale viveva la sua famiglia. Luigi Leonardi diventa così un imprenditore di successo, ma la sua ascesa di ferma bruscamente a metà degli anni Duemila, quando le sue imprese con sede a Melito finisco nel mirino della camorra per questioni di racket. I suoi locali vengono gravemente danneggiati in circostanze mai del tutto chiarite e lui stesso è vittima di pestaggi e sequestri.

L’inchiesta, dopo la coraggiosa denuncia di Leonardi, che nel frattempo diventa anche testimone di giustizia (status poi revocatogli pochi anni fa), fa il proprio corso e sotto indagine finiscono i presunti aguzzini, alcuni dei quali esponenti di spicco del clan degli Scissionisti di Secondigliano: su tutti il ras Paolo Ciprio, uomo del gruppo Abbinante del Monterosa. Gli episodi estorsivi sui quali il processo avrebbe dovuto fare luce sono ben tre. Il primo, di cui rispondevano Cataldo, Ciprio e Cantelmo, riguarda una maxi-tangente da 75mila euro che il clan avrebbe incassato in tranche da 1.500 euro nel corso del 2005. In quel caso a finire nel mirino della cosca degli Scissionisti era stato il negozio “Struttura Due”. In quel frangente il commando avrebbe fatto anche “sfoggio” di una pistola. Della seconda estorsione, consumatasi tra gennaio e aprile 2007, rispondono invece i fratelli Silvestri e Silvestro, i quali, con la consueta formula “a Melito comandiamo noi”, si sarebbero più volte presentati da Leonardi, costringendolo a cedere un’auto Mitsubishi dal valore di 13.000 euro. Luca Mascia, in concorso con il defunto Federico Bizzarro, si sarebbe invece impossessato dell’importo di 51.000 euro. Di quell’inchiesta, oggi, non resta però che un cumulo di macerie. Già nel giudizio di primo grado celebrato con il rito ordinario erano infatti arrivate cinque assoluzioni. Adesso sono però cadute le accuse anche per gli ultimi due imputati, i fratelli Silvestri e Silvestro. Una nuova tegola per l’imprenditore che aveva denunciato il clan.

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