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Faida Moccia-Mazzarella, i sicari verso il processo

Faida Moccia-Mazzarella, i sicari verso il processo

Sotto inchiesta i ras Franzese e Favella, ma anche due super pentiti. Omicidio Siervo, la Dda chiude le indagini: rischiano in quattro

NAPOLI. L’indagine sul cold case dell’omicidio di Vincenzo Siervo arriva al primo, importante giro di boa. Dopo l’arresto del presunto mandante del delitto, il capozona dei Moccia Mauro Franzese, la Direzione distrettuale antimafia ha dichiarato la conclusione delle indagini preliminari e a rischiare il rinvio a giudizio sono adesso anche altri quattro storici volti della mala di Napoli Nord: Francesco Favella (indagato a piede libero), il pentito Salvatore Scafuto “’a carogna” e Marcello Di Domenico, anch’egli da tempo collaboratore di giustizia. Mauro Franzese, capozona di Casoria per conto dei Moccia secondo i più esperti investigatori anticamorra, nell’ottobre scorso si è rivotato con un’accusa in più sul groppone: quella dell’omicidio di Vincenzo Siervo “’o paccon”, affiliato ai Mazzarella, vittima di un agguato morale nella cittadina a nord di Napoli il 25 gennaio 1998.

Un cold case che la Dda e i carabinieri, se il prosieguo del procedimento penale lo confermerà, hanno risolto e così pochi mesi fa è stato notificato il provvedimento restrittivo al destinatario, già detenuto per altro. Nell’inchiesta, e questa è la novità, sono però coinvolti anche altri personaggi di spicco della camorra afragolese e per tutti loro, ai quali è stato appena notificato l’avvisto di chiusura indagini, il rischio di andare a processo è adesso tutt’altro che remoto, anzi. Il movente del delitto risiederebbe nella duplice nella ricostruzione di inquirenti e investigatori. Il clan Moccia era legato all’Alleanza di Secondigliano, storicamente in guerra con i Mazzarella, e inoltre Vincenzo Siervo, come hanno poi raccontato i due collaboratori di giustizia, avrebbe ferito il fratello di Mauro Franzese, Antonio, durante la “strage del mercato ortofrutticolo di Casoria”, avvenuta nel 1990 e in cui perse la vita un innocente ragazzo di 11 anni.

Nell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari di Napoli si legge che l’uccisione di Vincenzo “’o paccon” ha segnato la storia della criminalità organizzata napoletana, avendo dato inizio alla faida, sino a quel momento latente, tra il clan Mazzarella e il cartello camorristico dell’Alleanza di Secondigliano che intratteneva “buoni rapporti” con i Moccia. Una guerra che - vale la pena ricordarlo - tra alti e bassi continua ancora oggi. Proprio nell’ambito di tale contrapposizione va ricercata la genesi dell’omicidio Siervo. Inoltre, per il clan Moccia l’omicidio rappresentò una scelta strategica in quanto l’uomo dei Mazzarella da Napoli si era trasferito a Casoria, territorio in cui operava in regime di monopolio il clan Moccia.

Dunque la presenza e l’operatività di Siervo non era gradita. Alcuni collaboratori di giustizia hanno poi quest’ultimo quale partecipante ai gravi fatti passati alla storia come la “strage del mercato ortofrutticolo di Casoria”, avvenuti il 15 settembre 1990, in cui tra gli altri perse la vita un ragazzino di 11 anni e venne ferito Antonio Franzese. In passato Mauro Franzese, accusato di un duplice omicidio, grazie alla strategia difensiva del suo avvocato, riuscì a ottenere una condanna molto mite in secondo grado di fronte a una richiesta di 45 anni di carcere e la revoca del 41bis. Dovette però subire un dispiacere di natura patrimoniale: infatti gli accertamenti dell’Ufficio Misure di prevenzione della questura permisero di svelare che i presunti illeciti profitti erano stati utilizzati dal pregiudicato prevalentemente nell’acquisto di immobili e attività commerciali.

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