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Sequestrato dalla super cosca, per il giudice non ci fu camorra

Sequestrato dalla super cosca, per il giudice non ci fu camorra

IL PROCESSO. Pugno duro soltanto per il boss Costantino Raia che rimedia 18 anni. Rapimento Pettirosso, nove condanne al ribasso: il pm voleva la stangata. 

NAPOLI. Al suo rapimento hanno preso parte gli esponenti, anche di punta, di ben tre dei più temibili clan che infestano la periferia nord di Napoli. Nonostante ciò, il giudice di primo grado ha deciso di escludere l’aggravante del metodo mafioso e per i nove ras e affiliati accusati di essere i responsabili del sequestro di Stefano Pettirosso la stangata non arriva. La condanna più alta è stata quella inflitta al boss dello Chalet Bakù di Scampia, Costantino Raia, che ha rimediato 18 anni di reclusione. Tutti gli altri imputati hanno però rimediato pene ben più miti: comprese tra gli otto e i quattordici anni. Al termine del rito abbreviato, il gup Vinciguerra ha così dato solo parziale accoglimento alla linea del pm, che dal canto suo aveva chiesto di condannare tutti i nove imputati a vent’anni di reclusione a testa. Il giudice è stato però di tutt’altro avviso ed, escludendo per tutti l’aggravante del metodo mafioso, ha inflitto le seguenti pene: Gennaro Caldore (difeso dall’avvocato Domenico Dello Iacono), 14 anni; Pasquale Concilio, 7 anni e 8 mesi; Emanuele Mincione (difeso dagli avvocati Leopoldo Perone e Simone Mancini), 7 anni e 8 mesi; Pasquale Pandolfo (difeso dagli avvocati Dario Carmine Procentese e Claudio Davino), 11 anni e 4 mesi; Nunzio Pecorelli (difeso dall’avvocato Dario Carmine Procentese), 8 anni; Costantino Raia, 18 anni; Antonio Ronga (difeso dall’avvocato Nicola Pomponio), 11 anni e 4 mesi; Salvatore Roselli (difeso dall’avvocato Dario Carmine Procentese), 12 anni; Giovanni Strazzulli (difeso dagli avvocati Leopoldo Perone e Simone Mancini), 7 anni e 8 mesi. Il rapimento di Stefano Pettirosso è stato uno dei più inquietanti episodi di cronaca avvenuti a Napoli negli ultimi anni. Incensurato, ma di un noto contrabbandiere, il giovane operaio venne sequestrato la sera del 13 febbraio 2020. Il raid duro appena tre ore e consentì ai clan coinvolti nella vicenda di intascare 40.000 euro a titolo di riscatto. La vittima, presa di mira probabilmente per la disponibilità di denaro della famiglia, nel rincasare in auto dopo il lavoro, è stata prima accerchiata da circa dieci uomini a bordo di cinque scooter, successivamente prelevata con la forza sotto la minaccia di armi e infine legata e segregata per numerose ore in un garage di Scampia, fino al pagamento del riscatto: inizialmente il commando chiese la somma di 50.000 euro. Pugno duro soltanto per il boss Costantino Raia che rimedia 18 anni Sequestrato dalla super cosca, per il giudice non ci fu camorra imputati - alcuni dei quali volti storici della mala della zona, altri invece emergenti ras - sono ritenuti affiliati ai clan di Scampia, Miano, Piscinola, rione San Gaetano, Marianella e Chiaiano, di qui l’ipotesi iniziale - poi non accolta dal gip - di una condivisione del progetto criminoso da parte degli esponenti delle compagini dei Lo Russo, degli Amato-Pagano e del clan Vanella Grassi. Stando alla ricostruzione della Dda, Nunzio Pecorelli, Antonio Ronga, Gennaro Caldore, Pasquale Pandolfo, Pasquale Concilio e Salvatore Roselli sarebbero stati i responsabili dell’iniziale prelievo della vittima. Costantino Raia, Gennaro Rianna, Giuseppe Calemma, Pietro Gemito, Ciro Montagna, Emanuele Mincione e Giovanni Strazzulli avrebbero poi curato la fase centrale del sequestro; mentre Antonio Ronga e Nico Grimaldi avrebbero infine materialmente ricevuto i 40mila euro, somma che venne suddivisa in quattro diverse buste da 10mila euro, dalle mani dei genitori di Pettirosso.

_ Nei riquadri gli imputati Costantino Raia, Salvatore Roselli, Emanuele Mincione, Nunzio Pecorelli e Antonio Ronga

 

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