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23 Febbraio 2022 - 07:00
I pentiti “cantano”, quattro arresti: in manette anche il rampollo Ciro Di Lauro.Stanati i sicari di Domenico Riccio e dell’innocente Salvatore Gagliardi
NAPOLI. Una raffica di pentiti per fare finalmente luce sull’ennesimo capitolo di sangue della prima faida di Scampia. Gennaro Notturno e Salvatore Tamburrino in primis. Sono loro le gole profonde che hanno ricostruito, insieme ad altri collaboratori di giustizia, tra cui Pasquale Riccio, il duplice omicidio di Domenico Riccio e Salvatore Gagliardi, quest’ultimo cognato del primo, vero obiettivo dell’agguato in una tabaccheria di via Salvatore Di Giacomo, a Melito, avvenuto il 21 novembre del 2004, nel pieno della Scissione generata dalla frattura generata all’interno del clan Di Lauro dalla fazione degli AbeteAbbinante. Durante quella guerra persero la vita oltre cento persone e poche ore dopo venne uccisa la giovanissima Gelsomina Verde. Una mattanza. Ugo De Lucia è il killer di Gelsomina Verde, la ragazza di 22 anni, assassinata e data alle fiamme la notte tra il 21 e il 22 novembre: meno di ventiquattro dopo la mattanza nella tabaccheria di Melito. La giovane donna era “colpevole” di non aver rivelato il nascondiglio dell’uomo che frequentava, proprio lo stesso Notturno, poi pentitosi molti anni dopo. Tra gli arrestati dai carabinieri del nucleo Investigativo di Napoli, anche grazie alle sue rivelazioni, ci sono Ciro Di Lauro, figlio del capoclan Paolo, che era libero dal 2014 dopo aver scontato quasi dieci anni per associazione per delinquere di tipo mafioso; venne catturato inpiena faida, il 7 dicembre 2004, secondo l’accusa, poco meno di un mese prima del duplice delitto.
Al delitto avrebbe preso parte anche Giovanni Cortese, detto “’o cavallaro”, ex braccio destro e consigliere di fiducia del clan Di Lauro. Per i pentiti, uno dei killer più affidabili della cosca, oltre a esserne il messaggero. Secondo quanto hanno raccontato i collaboratori di giustizia, fu lui a portare l’ordine di Cosimo di Lauro di uccidere Gelsomina Verde, ammazzata la notte dopo il duplice omicidio Riccio-Gagliardi, per il quale è indagato oggi anche Ciro Barretta, responsabile della piazza di spaccio del lotto G di Scampia, più volte nel mirino della camorra e degli Abete-Abbinante che avevano progettato di uccidere non solo nella prima faida, quella tra il 2004 e il 2005, ma anche nella terza, quella scoppiata nel 2012 tra la Vanella Grassi-Di Lauro e gli Abete-Abbinante.
Salvatore Petriccione, boss della Vanella Grassi, è stato per anni il reggente dei cosiddetti “ribelli” di via Dante a Secondigliano. “Totore ’o marenaro”, come è noto negli ambienti di camorra, riusciva a comunicare gli ordini dal carcere per organizzare il clan. Quanto alla macelleria messicana consumatasi nella tabaccheria di Melito, il vero obiettivo dell’agguato, come emerso fin dalle primissime battute dell’indagine, era Domenico Riccio, ritenuto dagli investigatori molto vicino ai vertici del clan Abbinante. Salvatore Gagliardi, la seconda vittima, avrebbe invece pagato a carissimo prezzo il fatto di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Dopo quasi vent’anni di indagini, i responsabili di quella micidiale incursione armata potrebbero però essere stati finalmente assicurati alla giustizia.
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