Tutte le novità
23 Febbraio 2022 - 08:30
NAPOLI. I super pentiti non convincono e per Umberto Accurso (nella foto), giovane boss del clan della Vanella Grassi, arriva una clamorosa assoluzione. Imputato per l’omicidio di Gennaro Spina, alias “Genny Versace”, assassinato il 23 ottobre 2012, nel pieno della terza faida di Scampia, il ras Accurso rischiava di andare incontro alla pena dell’ergastolo: era stata questa, infatti, la richiesta di condanna avanzata dal pm della Dda, Caputo. A spuntarla sono state però le argomentazioni difensive del legale del boss, l’avvocato Claudio Davino, il quale è riuscito a dimostrare le gravi incongruenze presenti nei racconti degli accusatori. L’assoluzione di Umberto Accurso non è stata l’unico colpo di scena riservato dal processo di primo grado celebrato con il rito abbreviato.
Il giudice Baldassarre ha infatti assolto anche il collaboratore di giustizia Giovanni Marino, che rispondeva però dell’omicidio di Salvatore Barbato: in pratica, il delitto che avrebbe innescato il successivo agguato mortale ai danni di spina. Dei due delitti negli anni hanno parlato numerosi collaboratori di giustizia, tra cui i super pentiti Giuseppe Ambra e Rosario Guarino, ma nessuno di loro è riuscito fino ad ora a orientare le indagini e i successivi processi in maniera inequivocabile. Tra le dichiarazioni agli atti del processo c’erano anche quelle dell’ex boss della Vanella Grassi, Antonio Accurso, secondo il quale Gennaro Spina fu ammazzato perché avrebbe avuto un ruolo nell’omicidio di Salvatore Barbato. Tra gli affiliati alla Vanella, cui era legato “Totore ’e mezzanotte”, si sparse la voce che “Genny Versace” aveva attirato in una trappola il loro amico e sodale. Così scattò la vendetta che, secondo l’accusa, Antonio Accurso e il cugino Antonio Mennetta ordinarono.
È stato il fratello di Umberto a raccontare ai pm antimafia il contesto in cui maturò il delitto, avvenuto il 23 ottobre 2010, nel pieno della terza faida di Scampia: «Gennaro Spina è morto perché era affiliato al clan Abbinante e prima ancora agli Amato-Pagano e ai Sacco-Bocchetti, e in considerazione della sua presenza sul luogo dell’omicidio di Salvatore Barbato. Diedi l’ordine a Luigi Aruta, affinché lo dicesse a tutti gli affiliati, di dare la caccia a “Genny Versace”. Aruta mi disse che Gennaro si era venduto Barbato»
Copyright @ - Nuovo Giornale Roma Società Cooperativa - Corso Garibaldi, 32 - Napoli - 80142 - Partita Iva 07406411210 - La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo - Il giornale aderisce alla FILE (Federazione Italiana Liberi Editori) e all'IAP (Istituto di autodisciplina pubblicitaria) Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo giornale può essere riprodotta con alcun mezzo e/o diffusa in alcun modo e a qualsiasi titolo