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24 Febbraio 2022 - 07:45
Traffico di droga alla “Cisternina”, l’affare è stato disarticolato grazie all’impiego di tre agenti sotto copertura
NAPOLI. L’inchiesta sul traffico di droga alla “Cisternina” di Castello di Cisterna ha di nuovo portato alla ribalta della cronaca gli “undercover”, gli agenti sotto copertura. Nelle indagini che hanno portato all’arresto di sei persone, condotte dalla polizia e coordinate dalla Procura di Nola, ne sono stati impiegati tre tra gli specialisti in servizio allo Sco (il Servizio centrale operativo con base a Roma). Si sono alternati nelle varie fasi, fingendosi narcos interessati all’acquisto di massicce quantità di stupefacenti. Così hanno raccolto indizi gli utili all’incriminazione dei “sospetti” insieme con i colleghi della Squadra mobile della questura (dirigente Alfredo Fabbrocini, vice questore Giuseppe Fusco) e del commissariato di Nola (dirigente Raffaele Pelliccia) fino all’esecuzione, l’altro ieri, delle misure cautelari Ma chi è e come lavora l’“undercover”? Per agente sotto copertura si intende il poliziotto che agisce in incognito per smascherare o prevenire la commissione di reati. Una figura che non va confusa con l’agente in borghese, il quale entra in azione senza indossare l’uniforme ma non si infiltra nella criminalità.
Cosa che invece fa l’altro, che agisce celando la propria identità di poliziotto (o di appartenente alle forze dell’ordine) per mimetizzarsi tra i criminali. In Italia gli “undercover” sono divisi in squadre e agiscono su tutto il territorio nazionale, mai ovviamente infiltrando la stessa organizzazione criminale. Per diventare agente sotto copertura occorre seguire un corso specifico della durata di alcuni mesi, affinare le proprie capacità investigative ed essere dotati di sangue freddo unito alla consapevolezza che il rischio di essere scoperti è alto. Basti pensare all’obiettivo di ogni indagine con l’utilizzo di uomini e donne con tale qualifica: partecipare in prima persona all’attività criminosa per farla fallire e farne arrestare gli autori.
Con due possibilità: limitarsi a controllare e osservare, da posizione privilegiata (ad esempio, prendendo parte agli incontri criminali) l’attività illecita per raccogliere preziose informazioni; oppure essere costretti, per non far saltare la copertura, anche a commettere reati sempre però nei limiti imposti dalla legge ed esclusivamente al fine di acquisire indizi utili. Ad esempio, dare rifugio a un latitante non è favoreggiamento personale se serve per ottenere indicazioni sul nascondiglio degli altri associati. Per legge gli ufficiali e gli agenti di polizia giudiziaria comunque, al solo fine di acquisire elementi di prova in ordine a specifici delitti non sono punibili se compiono attività normalmente vietate per fronteggiare reati particolarmente gravi e pericolosi tassativamente indicati nelle norme vigenti: spaccio di sostanze stupefacenti; prostituzione e pornografia minorile; delitti con fnalità di terrorismo; delitti gravi commessi dai pubblici ufficiali (corruzione e concussione); falsificazione e introduzione di monete false; estorsione e sequestro di persona a scopo estorsivo; usura, ricettazione e riciclaggio; delitti concernenti armi, munizioni ed esplosivi.
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