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Ecco perché fu ucciso Malavita

Ecco perché fu ucciso Malavita

Nuovi retroscena nell’inchiesta sul duplice omicidio Riccio-Gagliardi

NAPOLI. C’è un altro retroscena inquietante che emerge dagli atti dell’inchiesta sul duplice omicidio Riccio-Gagliardi, per il quale sono indagati in stato d’arresto Ciro Di Lauro, Salvatore Petriccione, Ciro Barretta e Giovanni Cortese. Con loro il 21 novembre 2004, nella prima fase della faida di Secondigliano e Scampia, secondo la ricostruzione dell’accusa c’era Pasquale Malavita, poi ammazzato il 1° ottobre 2020 a Villaricca, ben 16 anni dopo. Il movente starebbe nel fatto che la vittima “andava in giro a parlare” diventando un pericolo per i complici. In particolare ha parlato dell’argomento il pentito Rosario Guarino detto “Jo banana”, ex ras della Vanella Grassi, clan alleato prima dei Di Lauro e poi degli Amato-Pagano.

Ecco alcuni passaggi delle sue dichiarazioni, con la consueta premessa che le persone citate devono essere ritenute estranee ai fatti narrati fino a prova contraria. “Mio zio Salvatore Petriccione, capo storico della Vinella, ha commesso l’omicidio del tabaccaio a Melito (duplice omicidio di Domenico Riccio e Salvatore Gagliardi, ndr) per come mi ha raccontato Ciro Barretta, il quale mi ha confessato che lui (Barretta, ndr) guidava la macchina che condusse sul luogo dell’agguato i killer: Salvatore Petriccione e Pasquale Malavita. Circostanza che è uno dei motivi per cui Salvatore Petriccione voleva la morte di Pasquale Malavita e comunque acconsentì alla mia proposta di uccidere Malavita: proprio perché costui sapeva dei delitti commessi da Petriccione”.

Rosario Guarino ha poi aggiunto: “Ciro Barretta nel 2005, messo un po’ da parte dai Di Lauro, si sfogò con me dicendo: io non sono come Malavita che va in giro a raccontare gli omicidi. Poi mi riferì la dinamica dell’omicidio Riccio: i 3 killer andarono alla tabaccheria a bordo di una Ford Fiesta che era guidata proprio da Barretta. Dall’auto scesero Salvatore Petriccione e Pasquale Malavita che spararono con 2 pistole semiautomatiche insieme, una ciascuno, contro Riccio che rimase dietro il bancone della tabaccheria. Usciti, rientrarono a via Lavinaio a Melito, l’appartamento di Salvatore Petriccione da cui erano partiti”. L’inchiesta sull’omicidio di Pasquale Malavita portò il 5 marzo 2018 all’arresto di 5 indagati (da ritenere innocenti fino a eventuale condanna definitiva): Mario Riccio; Fabio Magnetti; Alessandro Grazioso; Giuseppe Magnetti e Umberto De Vitale. A parte “Mariano”, genero del boss Cesare Pagano, gli altri avrebbero avuto un ruolo esecutivo nell’agguato cui partecipò anche il pentito Mario Pucciarelli, reo confesso.

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