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04 Marzo 2022 - 07:30
La vittima era il fratello di Pasquale, killer del clan dell’omicidio dello zainetto
BOSCOTRECASE. Sarebbe stata una lite per questioni lavorative e non la faida di camorra di San Giovanni a Teduccio a provocare l’omicidio di Gaetano Ariosto, fratello del ras detenuto Pasquale, legato ai D’amico. In serata si è consegnato nella caserma dei carabinieri di Torre Annunziata il capomastro della ditta in cui lavorava il 48enne napoletano. Mentre il giornale andava in stampa era in corso l’interrogatorio condotto dal pubblico ministero che presumibilmente si concluderà con un decreto di fermo per l’indagato reo confesso. Vittima e assassino stavano ristrutturando con altri operai un supermercato di Boscotrecase, dov’è avvenuto il delitto alle 15 e 30 di ieri. Inizialmente si era anche pensato a un possibile collegamento con l’omicidio cosidetto dello zainetto, quando nel Rione Villa a San Giovanni a Teduccio fu ammazzato un cognato dei ras Rinaldi. Era il 9 aprile 2019; ieri pomeriggio a Boscotrecase è stato ucciso Gaetano Ariosto, 48enne di via Bernardo Quaranta, fratello di Pasquale, coinvolto nel delitto di Luigi Mignano con un presunto ruolo di autista del furgoncino con i killer del gruppo D’Amico a bordo.
Ma l’inquietante ipotesi del legame tra le 2 vicende cozzava contro alcune circostanze: perché seguire il bersaglio designato fino alla cittadina vesuviana e soprattutto, si è mai vista un’imboscata di camorra che si conclude con un solo colpo di pistola sia pur alla testa? Inoltre già a inizio 2018 l’uomo era scampato a un attentato nei pressi di casa, dove furono esplosi ben 14 proiettili mentre cercava rifugio nel suo palazzo. Le indagini sono condotte dai carabinieri del gruppo di Torre Annunziata. Le piste battute all’inizio erano 2: quella che conduceva all’omicidio dello zainetto (chiamato così perché il nipotino di Luigi Mignano per scappare perse lo zaino), poi caduta con lo sviluppo serale e una vicenda maturata a Boscotrecase nell’ambito di piccioli traffici di droga. Invece si trattava di un litigio avvenuto poco prima e conclusosi con un delitto d’impeto. L’allarme è scattato alle 15 e 30 in via Rio e Gaetano Ariosto sarebbe stato sorpreso alle spalle.
L’assassino si sarebbe avvicinato e quando il 48enne si è girato si è ritrovato con la pistola puntata alla testa. Inutile si è rivelato ogni soccorso e sono cominciate le indagini dei carabinieri partendo dal profilo della vittima. L’uomo non era organico al clan D’Amico, alleato di ferro dei Mazzarella, tant’è vero che aveva pochi precedenti a carico. Si vedeva poco in giro, anche perché probabilmente frequentava luoghi lontani da San Giovanni a Teduccio, e poco o nulla in compagnia di affiliati. Era il fratello di Pasquale però, circostanza che inevitabilmente portava a considerare la possibilità di una vendetta a distanza di quasi 3 anni organizzata dal clan Rinaldi. Gaetano Ariosto non è mai stato coinvolto nelle indagini sull’omicidio del cognato dei Rinaldi e ha sempre continuato ad abitare in via Bernardo Quaranta. Per il clamoroso delitto del 9 aprile 2019 in primo grado gli imputati sono stati condannati a 7 ergastoli, avendo chiarito gli inquirenti ogni fase dell’agguato con i ruoli di tutti i protagonisti. Un impulso importante all’inchiesta è arrivato dal pentito Umberto D’Amico “o’ lione”, reggente del clan omo nimo in quel periodo e reo confesso.
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