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09 Marzo 2022 - 08:31
Stese e pestaggi per comandare, in manette i quattro reggenti della cosca
NAPOLI. L’eterna faida di Forcella si arricchisce di un nuovo capitolo giudiziario. A finire nel mirino degli inquirenti della Dda di Napoli sono stavolta gli ultimi rampolli del clan un tempo guidato dal boss “Lovegino”.
Giovani, in alcuni casi addirittura giovanissimi, e pronti a tutto per assumere il controllo degli affari criminali tra la Vicaria e i Decumani, anche a sparare e a massacrare di botte il rivale di turno, hanno letteralmente seminato il panico tra il 2017 e il 2018. Ebbene, per la “paranza dei bambini” ieri pomeriggio è arriva la nuova stangata. La Procura ha infatti ottenuto la custodia cautelare in carcere per Domenico De Martino, alias “’a caciotta”, 28 anni, e Alessio vicorito, 27 anni. Il gip ha invece disposto i domiciliari per Mario Giarnieri, 24 anni, e Raffaele Cella, 21 anni. Il rampollo Raffaele Giuliano, 25enne figlio del pentito Guglielmo, ha rimediato l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, mentre sono indagati a piede libero Rosario Caputo, Francesco Errichelli, Antonio Calce, Gioacchino Tisci e Vincenzo Cella. Le indagini condotte dalla polizia di Stato hanno consentito di ricostruire il biennio successivo al tracollo del clan Sibillo, uscito sconfitto dalla sanguinosa faida del 2015, consentendo così agli inquirenti di attribuire agli indagati una lunga serie di responsabilità.
Sfogliando le oltre 170 pagine del provvedimento cautelare si scopre così che Rosario Caputo sarebbe il responsabile dei colpi di pistola esplosi tra novembre e dicembre 2017 per conto del clan Giuliano contro l’abitazione di Domenico De Martino, giovane ras in quel periodo in rotta di collisione con la “paranza”. “Lello” Giuliano ed Errichelli, il 7 dicembre 2017, avrebbero invece massacrato a calci a pugni Ciro Schinardi, zio diDe Martino: il raid avvenne nell’agenzia di scommesse Eurobet di via Pietro Colletta. Il figlio del pentito Guglielmo Giuliano risponde poi anche di numerosi episodi di armi e spari in luogo pubblico, come avvenuto il 3 settembre 2017, quando esplose diversi colpi di pistola contro l’abitazione dell’ex pentito Emiliano Zapata Misso. Tra le contestazioni mosse dalla Dda ci sono poi quelle di spaccio e associazione finalizzata allo spaccio. Dalla lettura degli atti di indagine si apprende così dell’improvviso dietrofront di cui si sarebbe reso protagonista il giovane De Martino “’a caciotta”, che dopo essere stato il referenti in zona per i Contini, si sarebbe catapultato alla guida della paranza dei forcelliani. Alla sua organizzazione avrebbero così preso parte con il ruolo di partecipi Alessio Vicorito, Gioacchini Tisci “Chicco”,Mario Giarnieri, Vincenzo Cella “Ciardiella” e Raffaele Cella. Sempre De Martino è poi accusato di aver ridotto a una maschera di sangue, il 3 febbraio 2018, il rampollo Raffaele Giuliano, al quale avrebbe detto durante il pestaggio “tu si ’o figlio ro ’nfam”. Stessa sorte subita da Nunzio Rutigliano, picchiato il successivo 31 marzo. Una pagina di violenza e camorra, sulla quale è finalmente calato il sipario.
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