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Scempio dei Faraglioni di Capri, oltre 6 anni al capo dei datterari

Scempio dei Faraglioni di Capri, oltre 6 anni al capo dei datterari

È stato condannato a 6 anni, 2 mesi e 20 giorni di reclusione per inquinamento, disastro ambientale e danneggiamento, l'uomo considerato a capo dell'organizzazione di "datterari" imputato nel processo sulla pesca di frodo dei datteri di mare nei fondali di Napoli e di Capri.

La sentenza è stata emessa dal giudice del Tribunale di Napoli al termine del rito abbreviato per tre degli indagati coinvolti nell'inchiesta della Procura partenopea sullo scempio ai danni di ampi tratti di fondale marino tra Napoli e Capri, compresa l'area dei Faraglioni. Pene minori per gli altri due imputati, che collaboravano alle attività illecite.

Si sono costituiti parte civile nel processo il Ministero della Transizione ecologica, Legambiente, Wwf, Marevivo e l'Area marina protetta di Punta Campanella. 

«È una sentenza molto importante perché, grazie all'introduzione dei delitti ambientali nel codice penale, finalmente, reati di questo genere vedono applicate pene proporzionate alla gravità degli illeciti commessi». Lo dichiara l'avvocato Valentina Romoli, difensore dell'Area marina protetta di Punta Campanella.

«Tutti gli imputati erano già recidivi per lo stesso tipo di reato - ricorda l'avvocato Romoli - ma, fino a qualche anno fa, ne rispondevano solo a titolo di contravvenzione. Oggi non è più così, fortunatamente. Questo vale anche per la confisca, che in passato non era possibile mentre oggi lo è proprio perché si parla di delitti e non più di semplici contravvenzioni».

Per Raffaele Di Palma, responsabile della comunicazione dell'Area marina protetta di Punta Campanella, la sentenza può rappresentare «un momento decisivo, spartiacque. Nulla sarà più come prima rispetto a questo annoso problema che ha creato danni enormi in Penisola sorrentina. D'ora in avanti tutti avranno la consapevolezza di quanto sia grave distruggere la roccia per prelevare i datteri. Forse non sempre in passato si è avuta questa consapevolezza, sia da parte dei datterari che soprattutto dei consumatori. I processi, sia questo di Napoli che quello di Torre Annunziata, proseguiranno e tra gli imputati ci sono anche titolari di pescherie e ristoranti coinvolti in questo mercato nero e illegale che tanti danni ha causato all'ambiente».

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