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13 Marzo 2022 - 07:15
MONTESANTO Il giovane è il cognato del presunto capozona Vincenzo Masiello “Cucù”. Scontro armato tra i Minieri e i Lepre, in manette pure Antonio Napolitano
NAPOLI. Mancava solo lui all’appello con la giustizia, ma si è arreso consegnandosi nel carcere di Poggioreale. Con l’arresto di Antonio Napolitano, cognato di Vincenzo Masiello detto “Cucù”, il cerchio delle indagini della Squadra mobile della questura si è chiuso. Sono stati chiariti due episodi collegati: la rapina di un Rolex e la sparatoria in piazzetta Montesanto tra il gruppo Minieri ed esponenti dei Lepre del Cavone non ancora identificati. Come anticipato dal nostro giornale sulle edizioni del 10 e 11 marzo, la polizia e la procura antimafia hanno agito a tempo di record, evitando che lo scontro tra i fratelli Minieri, Ciro e Nicola, e il gruppo riconducibile ai Lepre provocasse altre sparatorie. Nella prima e fortunatamente unica avvenuta, nelle prime ore del 24 febbraio scorso, soltanto per puro caso nessuno è rimasto ferito. Il conflitto a fuoco è stato tremendo con almeno 20 proiettili esplosi complessivamente. Era notte e c’erano pochissime persone per strada, altrimenti il rischio di vittime innocenti si sarebbe alzato notevolmente. Varie telecamere hanno inquadrato le fasi dello scontro, fornendo diversi indizi agli investigatori. Dunque, secondo la ricostruzione degli inquirenti e ferma restando la presunzione d’innocenza dei 6 indagati, Ciro Minieri e Antonio Napolitano avrebbero compiuto la rapina del Rolex di 30mila euro a un giovane che invece di denunciare il fatto alle forze dell’ordine si è rivolto ad amici del Cavone per cercare di riaverlo. Questi ultimi gli avrebbero promesso un lor interessando, ma la notizia si è saputa ai Quartieri e i fratelli Minieri hanno giocato d’anticipo organizzando un agguato in piazza Dante. “Se o’ chicc” viene qua, gli sparo”, diceva Ciro Minieri. Fino a quando lui, il fratello, Cristian Monti e i due minorenni hanno deciso di anticipare le eventuali mosse degli altri. La sera del 24 febbraio scorso si sono appostati in piazza Dante, ma gli avversari si sono fatti vivi armati e hanno aperto il fuoco. Per la seconda e più grave vicenda sono accusati dunque Ciro e Nicola Minieri, Cristian Monti e due 17enni: A.F. e L.F., per i quali procede la procura per i minorenni. Il 9 marzo la Squadra mobile della questura (terzasezione) e i carabinieri di Napoli hanno dato esecuzione al decreto di fermo (poi convalidato dal gip) emesso dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli e dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Napoli nei confronti di Ciro Minieri, Nicola Minieri, Cristian Monti, Antonio Napolitano, L.F. e A.F.. I reati, a seconda delle posizioni, sono rapina pluriaggravata, tentato omicidio plurimo e porto in luogo pubblico di armi comuni da sparo con l’aggravante mafiosa. Nella fase di esecuzione del decreto di fermo, la polizia ha bloccato Nicola Minieri ed il minorenne A.F. mentre viaggiavano in sella a uno scooter con targa nascosta, armati con una pistola 357 magnum con matricola cancellata. All’udienza di convalida gli indagati si sono avvalsi della facoltà di non rispondere e i fermi sono stati convalidati.
_ Nei riquadri gli arrestati Ciro Minieri, Nicola Minieri e Cristian Monti
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