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14 Marzo 2022 - 07:15
MALANAPOLI Fari puntati sul gruppo Piccirillo, ma non si esclude il movente personale. Pestaggio alla riviera di Chiaia, ferito il parente dei commercianti Caruso
NAPOLI. In pochi secondi si è ritrovato con una bottiglia spaccata sulla testa e il volto ridotto a una maschera di sangue. Succede alla Torretta di Chiaia, dove, dopo un periodo di apparente tranquillità, l’aria è tornata a farsi improvvisamente tesa. Dietro l’aggressione subita alcuni giorni fa da Roberto E. non ci sarebbe infatti un banale litigio per motivi di natura personale, ma un vero e proprio regolamento di conti che porterebbe la firma di uno dei gruppi criminali più agguerriti del quartiere. E i problemi non sembrano essere finiti qui: gli investigatori della Squadra mobile, ai quali sono state affidate le indagini sul caso, sospettano infatti che dietro il pestaggio possa esserci il tentativo di imporre una tangente di natura estorsiva. La vittima è infatti un parente acquisito del titolare del noto negozio di abbigliamento “Gianni Caruso”. Sul punto, appare come una circostanza non trascurabile il fatto che il raid si sia consumato proprio davanti alle vetrine del punto vendita della riviera di Chiaia, dove il malcapitato è stato affrontato in pieno giorno e davanti a diversi passanti. Nonostante la vittima non abbia finora sporto denuncia, la notizia è comunque arrivata alle orecchie dei detective di via Medina, che adesso stanno cercando di fare luce sull’accaduto. La raccolta di informazioni si sta però rivelando assai impervia, così come l’esatto inquadramento del movente. Stando alle prime ricostruzioni dell’accaduto, l’aggressore di Roberto E. sarebbe stato un esponente del gruppo Piccirillo, con il quale la vittima aveva già un rapporto di conoscenza. Qualcosa è però andato storto e alla fine il malcapitato si è ritrovato con una bottiglia fracassata sul cranio. La pista al momento più battuta dalla polizia conduce a una reazione scomposta, scaturita forse dal rifiuto a richiesta di pizzo. La vittima non è però il titolare del negozio, con il quale è soltanto imparentato, e questa circostanza sembra confondere non poco le acque. Per questo motivo gli investigatori che stanno lavorando al caso non escludono che l’aggressione possa essere stata il frutto avvelenato di una ruggine pregressa, quasi sicuramente legata a questioni di soldi o favori non meglio precisati. Ad ogni modo gli MALANAPOLIFari puntati sul gruppo Piccirillo, ma non si esclude il movente personale Massacrato a colpi di bottiglia, l’ombra del racket alla Torretta investigatori hanno provveduto ad acquisire le immagini registrate da alcune telecamere della zona e non è da escludere che da quei frame possa arrivare a breve l’impulso deciso alle indagini. Lo storico clan della Torretta di Chiaia era tornato a far parlare di sé poche settimane fa, precisamente a inizio gennaio, quando il ras Rosario Piccirillo “’o biondo” è tornato dietro le sbarre dopo un breve periodo trascorso a piede libero. Piccirillo in passato è balzato alla ribalta della cronaca come carismatico personaggio entrato nella storia della malavita organizzata come capo del clan omonimo da sempre in contrapposizione ai Frizziero in un continuo ribaltamento delle posizioni dominanti. “’O biondo”, con la condanna ormai diventata definitiva, stavolta deve però scontare dieci anni per mafia e rischia di rimanere a lungo fuori dai giochi.
Nella foto il luogo in cui è avvenuta l’aggressione; nel riquadro il ras Rosario Piccirillo “’o biondo”, da poco tornato dietro le sbarre
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