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Omicidio del parcheggiatore, scontro tra i due super pentiti

Omicidio del parcheggiatore, scontro tra i due super pentiti

Le fasi preliminari del raid ricostruite dal killer reo confesso De Falco.Delitto Arrigo, in aula fari puntati sulle “amnesie” dell’ex ras Gianluca Noto

NAPOLI. Per i killer del parcheggiatore abusivo Gaetano Arrigo si avvicina il momento della resa dei conti. Il processo di primo grado che vede alla sbarra l’intero ponte di comando del temibile clan D’Ausilio, al quale è stata ricondotta la totale responsabilità del delitto, entra nel vivo dopo la severa requisitoria del pubblico ministero e a tenere banco sono le “amnesie” del super pentito Gianluca Noto, il collaboratore di giustizia che ha dato il principale impulso all’inchiesta che lo scorso anno ha disarticolato la cosca. Stando a quanto emerso dall’udienza celebrata ieri mattina, l’ex uomo dei D’Ausilio avrebbe infatti omesso l’intera fase preliminare all’agguato mortale del17 giugno 2016. A mettere l’accento su questa preoccupante circostanza è stato l’avvocato Luca Felaco, difensore del presunto killer Vittorio Albano, per il quale la Procura ha invocato la pena dell’ergastolo.

A far saltare il banco è stato nei mesi scorsi il coimputato Alessandro De Falco, il quale ha ricostruito l’omicidio Arrigo fin nei minimi dettagli. Il neo pentito, in particolare, ha spiegato le fasi esecutive del raid e, ammettendo le proprie responsabilità, ha affermato di essere lui l’autore del colpo mortale ai danni del parcheggiatore abusivo che aveva deciso di non versare la tangente “della tranquillità” al clan D’Ausilio, preferendo dunque rimanere sotto l’ala protettiva dei Giannelli di Cavalleggeri d’Aosta. De Falco ha poi confermato la presenza di Albano sulla scena, ma quest’ultimo avrebbe sparato un unico colpo diretto alle gambe. Alessandro De Falco, a differenza di Noto, ha tra l’altro descritto anche i momenti precedenti l’agguato, indicando Antonio D’Ausilio e Gianluca Noto come i mandanti del delitto. E qui, come evidenziato dal difensore di Albano, sarebbe emersa la prima, seria discrepanza tra i racconti dei due super testi: Noto, infatti, nelle sue deposizioni non avrebbe mai fatto alcun riferimento ai momenti preliminari, limitandosi a raccontare di aver appreso dell’omicidio solo a cose ormai fatte.

L’avvocato Felaco ha infine evidenziato una sospetta lacunosità dell’esame autoptico eseguito all’epoca sul corpo della vittima, il quale non avrebbe chiarito se a uccidere Arrigo sia stato il colpo esploso dal reo confesso De Falco o da Albano. Arrigo, parcheggiatore abusivo molto conosciuto nella zona di Bagnoli per sua la vicinanza al clan Giannelli, non era uno di primo pelo. Viveva la strada, imponeva tangenti estorsive agli automobilisti della movida e sapeva, almeno sulla carta, quali erano i rischi del “mestiere” e le persone da cui guardarsi le spalle. Nonostante ciò,in quella drammatica sera del 17 giugno 2016, un rifiuto pronunciato forse con troppa irriverenza gli è costato la vita: «Scesi dalla macchina e lo chiamai. Venne e gli dissi “ma perché non sei venuto da Gianluca?”. Lui rispose “non posso venire”. Mi girai e me ne stavo per andare, quando lui aggiunse “ma se non vengo che succede? Che succede?”. Albano gli sparò e poi gli sparai anche io», ha raccontato De Falco

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