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18 Marzo 2022 - 08:00
Bimbo in località protetta con la madre: «Ignorate le indicazioni del tribunale». L’incubo del 32enne dopo il pentimento del nipote del boss “’o scognato”
NAPOLI. Un pronunciamento favorevole da parte del tribunale per i Minorenni e due istanze in Procura non sono bastate a farlo uscire da un incubo iniziato, poco più di un anno fa, con il pentimento di Yuseff Aboumouslim, ex ras di Bagnoli e nipote del boss Massimiliano Esposito “’o scognato”. Al centro della contesa la responsabilità genitoriale sul bimbo che l’uomo ha avuto nove anni fa con l’attuale compagna del collaboratore di giustizia. La vicenda che vede, suo malgrado, protagonista il 32enne si trascina ormai dal febbraio del 2021, quando Aboumouslim ha deciso di rendere le prime dichiarazioni ai pm della Dda di Napoli.
Il pentimento è stato accolto con favore dalla compagna del ras, che è così entrata nel programma di protezione, portando con sé il figlio avuto con l’ex partner. Quest’ultimo, però, si è di fatto ritrovato nell’impossibilità aver qualsiasi tipo di contatto o incontro con il bimbo. Uno strazio al quale il 6 novembre scorso sembrava aver finalmente messo un argine il tribunale per i Minorenni, il quale ha stabilito la ripresa dei rapporti tra il padre e il figlio attraverso l’intervento di un curatore speciale e dei servizi di residenza dell’uomo e della località protetta. Quell’input è però misteriosamente caduto nel vuoto, non trovando mai attuazione. Un’impasse che ha spinto il legale del 32enne, l’avvocato Sergio Cola, a sollecitare per ben due volte la Procura ordinaria: «Nonostante tale richiesta - si legge nell’istanza - ancora una volta nulla è cambiato e il mio assistito non ha avuto la possibilità di incontrare il figlio, poiché la curatrice non è mai riuscita a prendere contatti con i servizi di sicurezza». A fronte di ciò, l’avvocato ha così depositato, il 12 febbraio scorso, un ulteriore sollecito presso l’ufficio di segreteria del sostituto procuratore Di Dona.
Le grane non sono però finite qui, anzi tutt’altro. Stavolta il terreno di scontro si sposta sui social network, dove la sorella dell’ex del 32enne, oggi compagna del collaboratore di giustizia, ha postato dei contenuti potenzialmente pericolosi per l’incolumità proprio e del bimbo: «Il 6 marzo - scrive l’avvocato Cola - dalla visione di una storia pubblicata sul profilo whatsapp dalla sorella si aveva modo di verificare che quest’ultima aveva postato un recente video che la ritraeva in compagnia della sorella in una pubblica piazza. Questa immagine dimostra che due sorelle riescono a incontrarsi e a stare insieme, nonostante il programma di protezione in atto preveda stringenti limiti agli incontri tra i soggetti sottoposti a protezione e persone terze, tra le quali anche i familiari». Un passo falso che il le gale del genitore del bimbo stigmatizza con parole durissime: «Tutto ciò appare assolutamente incomprensibile e assurdo; ciò sol considerando che, mentre a un onesto padre è stato impedito il diritto di crescere e veder crescere il proprio figlio, i familiari della ex compagna riescono senza ostacoli di sorta a incontrare la loro congiunta e anche il piccolo, senza curarsi delle pur minime regole in tema di sicurezza»
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