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19 Marzo 2022 - 07:55
Faida del Perrone, fuga finita dopo un mese per “’o tramont”: era entrato in conflitto con il ras Maione
NAPOLI. È durata esattamente un mese l’irreperibilità di Gennaro Casaburi, 43enne di Secondigliano vicino ai Maione del “Perrone” fino a quando non entrò in contrasto con il ras Vincenzo e i suoi fedelissimi. “’O tramont”, com’è soprannominato l’arrestato, il 18 febbraio scorso voleva vendicarsi dell’agguato subito a dicembre del 2020 e fu protagonista di una notte di violenze culminate in un ferimento. A suo carico, anche per episodi precedenti, era stata emessa una misura cautelare per atti persecutori aggravati dal metodo mafioso, sequestro di persona e violenza privata, eseguita ieri notte dai poliziotti del commissariato Secondigliano (guidato dal vice questore Raffaele Esposito). Lui era tornato a casa, presumibilmente da qualche giorno, dopo essersi allontanato dal quartiere e gli investigatori l’hanno rintracciato stringendogli le manette ai polsi.
Ferma restando la presunzione di innocenza dell’indagato fino all’eventuale condanna definitiva, secondo l’accusa Gennaro Casaburi avrebbe posto in essere tra luglio 2021 e febbraio scorso una serie di atti persecutori di intensità e pericolosità crescenti nei confronti del padre del ras detenuto Vincenzo Maione, l’ultima volta recandosi fin sotto l’abitazione dell’uomo. Per poi sparire e rendersi irreperibile dopo aver capito che i poliziotti della squadra giudiziaria del commissariato Secondigliano (coordinati dall’ispettore Boccia) avevano raccolto le denunce e ricostruito l’intera notte brava del “sospetto” ma anche le vicende pregresse. In due occasioni infatti, il 43enne detto “’o tramont” avrebbe sequestrato due dipendenti di un bar allo scopo di recapitare alla vittima pesanti minacce di morte, anche con l’uso di armi L’aggressore il 18 febbraio scorso entrò in azione tra corso Secondigliano e via del Cassano, inveendo prima davanti a un bar al cui interno c’erano persone vicine a Vincenzo Maione e poi sotto l’abitazione dei genitori del ras arrestato ad aprile dell’anno scorso per concorso nel tentato omicidio proprio di Gennaro Casaburi “’o tramont”. Dal locale risposero alle offese e si verificò all’esterno un parapiglia nel quale rimase coinvolto G. S., ferito alla testa in maniera leggera dai cocci di una bottigliata. Mentre invece nella seconda parte della vicenda non ci furono contatti fisici.
Era aprile 2021 quando si chiuse il cerchio delle indagini per il ferimento di Gennaro Casaburi, 43enne vittima di un agguato il 20 dicembre 2020 in via Monte Faito a Secondigliano. Secondo l’accusa furono in 4, guidati dal ras emergente Vincenzo Maione, a sparare alle gambe con ben 9 proiettile al parente dei Rispoli e degli Angrisano. Ma il movente non stava in una guerra tra gruppi malavitosi, tutti comunque nell’orbita dei Licciardi, bensì in contrasti personali che costrinsero la vittima a trascorrere il Natale in ospedale. La vittima aveva fatto da paciere durante un litigio tra gli altri e gli agenti di una Volante nel corso di un controllo: circostanza che fece scattare la vendetta qualche tempo dopo. Con una scusa Giovanni Mancini andò a prenderlo in auto e lo portò dai complici.
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