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Carico di cocaina per Avellino, caccia al broker di Fuorigrotta

Carico di cocaina per Avellino, caccia al broker di Fuorigrotta

Fermato con un chilo di “neve” purissima, il 49enne ha ottenuto i domiciliari.Il corriere Salvatore Pepe confessa e tira in ballo un nuovo broker albanese

NAPOLI. L’ombra della mala albanese si allunga minacciosa sui nuovi traffici di droga in corso tra Napoli e le altre province della Campania. L’inedita circostanza emerge dagli atti dell’indagine che venerdì mattina ha portato alla cattura del 49enne del rione Traiano, Salvatore Pepe, fermato al casello di Avellino Ovest con oltre un chilo di cocaina purissima nascosto all’interno di una botola realizzata nel vano posteriore della Mercedes “classe A” che guidava.

Ebbene, il “corriere”, nel corso dell’udienza di convalida, oltre a rilasciare un’ampia confessione in ordine alle proprie responsabilità, ha anche fatto il nome del broker che gli avrebbe materialmente consegnato la droga. Stando a quanto riferito da Pepe, il regista dell’operazione sarebbe tale “Aimir”, un albanese da tempo residente a Fuorigrotta, il quale, già sette giorni prima della partenza, lo aveva informato dell’arrivo del carico e di quale sarebbe stato il suo compito: incarico per il quale Pepe ha ricevuto un compenso di 250 euro. I retroscena non finiscono però qui e ulteriori ombre sulla vicenda si allungano dal quartiere Secondigliano e, in particolare, dal gruppo della Vanella Grassi. Nel corso dell’interrogatorio, infatti, Pepe ha anche fatto il nome del proprietario dell’auto sulla quale viaggiava, tale Fabio D.L.: sul punto, gli accertamenti dell’autorità giudiziaria sono ancora in corso e non è da escludere che l’arresto di Pepe possa essere solo il primo capitolo di un’escalation giudiziaria dagli esiti imprevedibili. Il pregiudicato del rione Traiano, in passato ritenuto il capo di gang di rapinatori con base in via Catone, ha comunque sostenuto di aver provveduto in prima persona alla realizzazione della botola per nascondere il carico di “neve”: intervento che avrebbe fatto realizzare poche ore prima di partire alla volta di Avellino.

Pepe non ha però, almeno fin qui, fornito ulteriori delucidazioni su chi fossero i destinatari della partita. Nonostante l’ingente quantitativo di droga finito sotto sequestro - oltre un chilo e cento grammi di cocaina purissima - la permanenza in cella di Salvatore Pepe è durata molto meno del previsto. L’uomo, difeso dall’avvocato Immacolata Spina, è infatti riuscito a sorpresa a ottenere gli arresti domiciliari: misura che il gip del tribunale di Avellino ha ritenuto sufficiente a garantire le esigenze cautelari e a scongiurare la reiterazione del reato. Il pm aveva invece invocato la custodia cautelare in carcere. Al netto della posizione di Pepe, le indagini sul caso sembrano essere dunque tutt’altro che concluse. Gli inquirenti proveranno da qui alle prossime settimane a capire se davvero a Fuorigrotta si è insediata una nuova cellula di narcotrafficanti, forse persino stranieri, in grado di far arrivare a Napoli una vero e proprio fiume di droga che, grazie anche al supporto dei clan della periferia nord della città, viene poi smistata nel resto della regione. Un affare da milioni di euro, sul quale potrebbero essersi fiondati anche gli storici clan dell’area Flegrea, su tutti gli Iadonisi-Cesi e i Troncone.

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