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25 Marzo 2022 - 08:02
NESospettati di quasi 70 colpi, avrebbero incassato circa 200mila euro grazie al raggiro del “finto maresciallo”
NAPOLI. A volte si presentava come il “maresciallo Federico”, altre volte come “avvocato Marini”. In realtà era Pasquale Agnino, originario di Portici ma da anni residente a Barcellona. Da lì sceglieva le vittime della truffa, anziani rigorosamente soli con figli o nipoti che vivono nella stessa zona, e con l’aiuto dell’emissario Raffaele Boccalà nell’arco di mezza giornata aveva concluso il colpo. I carabinieri del nucleo investigativo di Bologna ne hanno ricostruite una settantina con circa 200mila euro di bottino e al tempo stesso hanno accertato anche un traffico di droga dalla Spagna a Napoli gestito dall’indagato in Catalogna. Ieri mattina l’inchiesta, coordinata dalla procura di Napoli, ha avuto un primo epilogo con l’esecuzione di cinque misure cautelari a carico del 38enne Giuseppe Agnino, alter ego del fratello Pasquale, per il quale si procede separatamente; Raffaele Boccalà, 35enne della Vicaria; Fabio Castellone, 37enne del centro storico di Napoli; Pasquale Di Lauro, 30 anni, di Secondigliano, solo omonimo della famiglia di malavita; Gennaro Marco Imparato, 29enne. Una sesta persona non è stata ancora rintracciata e risulta irreperibile. L’indagine, condotta da ottobre 2020 a maggio 2021 e scaturita da alcune truffe consumate nella provincia di Bologna, è partita con l’individuazione del metodo del cosiddetto “finto Maresciallo dei carabinieri ovvero del finto avvocato”.
Per rendersi maggiormente credibili gli indagati invitavano l’anziano vittima del raggiro a riagganciare la cornetta e a contattare il “112”. Quest’ultimo, pertanto, credeva erroneamente di essere in linea con i carabinieri, ma in realtà dall’altro capo dell’apparecchio rispondeva un complice del telefonista. Pertanto nel proseguire la conversazione venivano carpite ulteriori informazioni sensibili che, subito dopo, il falso avvocato utilizzava per chiedere il pagamento di una “cauzione”, generalmente di alcune migliaia di euro o preziosi, affinché il parente non patisse gravi conseguenze legali e fosse rilasciato. L’odierna ordinanza riguarda altri soggetti gravemente indiziati di far parte di una delle organizzazioni già colpite dal precedente provvedimento cautelare che aveva dislocato il “call center”, da cui partivano le telefonate nei confronti delle vittime, in Spagna, più precisamente a Barcellona, da dove, utilizzando sim iberiche, veniva organizzata la truffa.
La città catalana inoltre, era la base logistica ed operativa per un traffico di marijuana, del tipo “amnesia”, lì acquistata e poi spedita in Italia. Nel corso delle indagini, a Napoli, era stato arrestato in flagranza uno dei corrieri con 5 chili di stupefacente. Delle truffe rispondono Agnino, Boccalà e Carmela Nappa mentre del traffico di droga sono accusati Boccalà, Nappa e Fabio Castellone. Tutti comunque da ritenere innocenti fino all’eventuale condanna definitiva. Stesso discorso per Pasquale Di Lauro e Gennaro Marco Imparato, gestori di un negozio di “compro oro” che avevano acquistato i preziosi oggetto di truffa. L’esercizio commerciale, in via Toledo a Napoli, è stato posto sotto sequestro.
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