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28 Marzo 2022 - 07:48
Spaccio no stop e vasche di acido per far sparire i rivali: udienza preliminare per ras e affiliati del Parco Verde
NAPOLI. Dopo il tracollo delle piazze di spaccio di Scampia, sarebbero diventati loro gli indiscussi re della vendita di stupefacenti all’ingrosso e al dettaglio in tutto l’hinterland di Napoli. Concluse le indagini preliminari, la Dda partenopea ha chiesto e ottenuto la fissazione dell’udienza preliminare per cinquantacinque indagati - tra ras, affiliati e fiancheggiatori - accusati di aver a vario titolo fatto parte della rete di spaccio del potente clan SauttoCiccarelli con base al Parco Verde di Caivano. Gotha e seconde linee della cosca sfileranno davanti al gip per la fine di aprile e, in caso di rinvio a giudizio, dovranno stabilire il tipo di rito con cui essere processati: dibattimento o abbreviato per puntare allo sconto di pena in casi di condanna. Toccherà in ogni caso al collegio difensivo (costituito tra gli altri dagli avvocati Rocco Maria Spina, Claudio Davino, Gennaro Pecoraro, Leopoldo Perone e Antonio Abet) cercare di limitare i danni, individuando eventuali zone d’ombra e incongruenze all’interno dell’inchiesta culminata nel maxi-blitz del maggio scorso, quando in manette finirono quasi cinquanta persone. Più che un rione, un girone infernale che brucia tra spaccio di droga a qualsiasi ora del giorno e piani di morte terrificanti.
Tra le pieghe dell’inchiesta emergeva non soltanto l’incessante smercio di stupefacenti all’interno del Parco Verde di Caivano, ma anche la volontà dei capi e dei promotori del clan di mettere a segno almeno due omicidi quantomeno singolari: il primo episodio ha visto protagonista il ras Massimo Gallo, che nel 2013 si sarebbe appostato per diversi giorni, armato di kalashnikov, all’interno di una scuola media della zona pronto a tendere un agguato al boss rivale Antonio Ciccarelli; nel secondo caso il piano di morte vide protagonista Gennaro Masi, oggi collaboratore di giustizia, il quale aveva preparato una vasca di acido nel quale avrebbe dovuto immergere il capopiazza rivale Mario Russo. In entrambi i casi fu il capoclan Nicola Sautto a mettere pace impartendo ai killer l’ordine di deporre le armi.
I carabinieri hanno accertato che all’interno del Parco Verde erano attualmente operative ben quattordici basi di spaccio, tutte collegate, direttamente o indirettamente, al clan: alcuni capibase versavano una tangente mensile fissa, come nel caso del ras Pasquale Fucito che pagava 60mila euro, altri lo facevano invece in percentuale. Tutti erano in ogni caso costretti ad approvvigionarsi dai capi della cosca: in questo modo si sarebbero tra l’altro garantiti lasua protezione. Un “sistema” a tutti gli effetti, in cui ogni singolo ingranaggio aveva una precisa funzione: far sì che il Parco Verde diventasse la piazza di spaccio più importante d’Europa. Cosa poi effettivamente avvenuta. L’operazione era scattata a Caivano, nella provincia napoletana e in quelle di Bergamo, Isernia, Imperia, Benevento, Cosenza, Forlì Cesena e Caserta. A entrare in azione erano stati i carabinieri del comando provinciale di Napoli, supportati dai comandi territorialmente competenti, i quali hanno dato esecuzione a 51 misure cautelari per altrettanti indagati.
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