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Trappola mortale a Cavalleggeri, carcere a vita per il ras Giannelli

Trappola mortale a Cavalleggeri, carcere a vita per il ras Giannelli

Dieci condanne nel rito abbreviato: Allard incassa trent’anni, Bitonto venti. Omicidio Zinco, prima stangata per il boss di Napoli Ovest: è ergastolo

NAPOLI. Il ras Alessandro Giannelli paga a carissimo prezzo il patto di sangue stipulato con il clan Cutolo del rione Traiano per eliminare il rivale Rodolfo Zinco “’o gemello”, volto storico della Nuova mafia flegrea, assassinato a colpi di pistola il 22 aprile 2015 per aver tentato di farsi nuovamente largo negli affari criminali di Napoli Ovest a discapito proprio della cosca capeggiata da “Schwarz”. Imputato con l’accusa di essere stato mandante, organizzatore e coesecutore del delitto, Gianelli è stato condannato ieri alla pena dell’ergastolo. Condanne severe anche per gli altri imputati, a vario titolo accusati di associazione mafiosa, armi e racket. Alessandro Giannelli non era però il solo a rispondere dell’omicidio di Rodolfo Zinco.

Per la stessa vicenda era infatti imputato anche il capozona del rione Traiano, Patrizio Allard, che grazie all’esclusione della premeditazione è riuscito a evitare il carcere a vita, rimediando 30 anni di reclusione. Il quarto uomo del commando (gli altri sarebbero stati Giannelli e l’ex boss Gennaro Carra), Maurizio Bitonto, difeso dall’avvocato Rocco Maria Spina, ha ottenuto - se possibile - un risultato ancora più inatteso: nonostante anche per lui il pm avesse chiesto la pena dell’ergastolo, Bitonto ha infatti rimediato “soltanto” 20 anni di reclusione. Secondo la ricostruzione accusatoria, sarebbe stato lui a guidare lo scooter con il quale ha accompagnato Giannelli su quella che poi sarebbe diventata la scena del crimine. Quanto agli altri imputati, non sono comunque mancati i colpi di scena: l’estorsore Francesco Cutugno “’o micione”, difeso dagli avvocati Giuseppe Perfetto e Antonio Rizzo, ha incassato14 anni in continuazione con altra sentenza, rimediando di fatto 9 anni.

Marco Battipaglia è stato condannato a 11 anni di carcere, Alessandro De Falco, Pasquale De Vita, Diego Iuliano e Gennaro Marrazzo a 5 anni e 4 mesi, mentre Aniello Mosella ha incassato 10 anni di reclusione. Dopo un lungo periodo di stallo, le indagini sul caso sono arrivate a una svolta grazie al pentimento eccellente di Gennaro Carra, che con le sue rivelazioni a contribuito a fare luce sull’assassinio di Zinco. “’O gemello”, dopo la scarcerazione, voleva rientrare in affari e questo sarebbe bastato a far scattare il regolamento di conti che, complici alcune gravi ruggini pregresse, gli sarebbe costato la vita. La sua intenzione entrava infatti in contrasto con il clan che in quel momento si era impossessato della gestione del crimine a Napoli Ovest. E proprio per questa ragione venne attirato in una trappola e ucciso a colpi di pistola a pochi passi da casa. Tra i destinaari delle misure cautelari eseguite a novembre 2020 figuravano così il presunto mandante, il ras Alessandro Giannelli, e gli esecutori materiali dell’omicidio di Zinco, freddato il 22 aprile 2015. L’ultimo in ordine di tempo a ricostruire la vicenda è stato il neo pentito Gennaro Carra, ex numero due del clan Cutolo del rione Traiano, ma del delitto ha parlato anche l’ex boss pianurese Salvatore Romano “muoll muoll”.

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