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02 Aprile 2022 - 07:00
Terremoto in aula: i fari dei pm su cinque telegrammi inviati dal capoclan al genero, che intanto ritratta tutto
NAPOLI. Patrizio Bosti, indiscusso ras del clan Contini, nelle scorse settimane avrebbe minacciato, o quantomeno messo sotto pressione, il genero Luca Esposito inviandogli dal carcere cinque telegrammi dal contenuto “dubbio” al fine di farlo desistere dalla decisione di collaborare con la giustizia. Il destinatario di quei messaggi in seguito è effettivamente tornato sui propri passi, circostanza affermata tra l’altro proprio ieri mattina in aula, ma la Procura tira dritto e sulla scorta delle missive intercettate ha chiesto l’acquisizione dei verbali di Luca Esposito, invocandone l’utilizzabilità anche contro gli altri coimputati.
Per indurlo a ritrattare le dichiarazioni che a più riprese ha rilasciato ai magistrati, il clan gli avrebbe fatto pervenire, sotto diverse forme, dei messaggi minacciosi: la circostanza è emersa ieri mattina nel corso dell’ultima udienza del rito abbreviato che vede sul banco degli imputati una ventina di persone ritenute dagli inquirenti legate al clan Contini. Tra gli imputati figura anche Luca Esposito, 41 anni, genero di Patrizio Bosti, 62 anni, boss dell’Alleanza di Secondigliano. Esposito (assistito in questo procedimento dall’avvocato di fiducia Nicola Pomponio) compare anche come testimone. Nelle scorse settimane ha reso diversi interrogatori riferendo fatti e circostanze di rilevante interesse investigativo sulla cosca di San Carlo all’Arena.
Si tratta di informazioni acquisite nella veste di marito della figlia del boss Patrizio Bosti, rivelate ai pm antimafia e poi ritrattate. Durante l’udienza di ieri, però, il sostituto procuratore Ida Teresi ha consegnato al gip Maria Laura Ciollaro un’informativa della Squadra mobile che ha indagato su presunte pressioni che Esposito avrebbe ricevuto attraverso i media, direttamente in carcere e anche mediante dei telegrammi inviati dal suocero, finalizzate, è l’ipotesi degli inquirenti, a inibire la sua volontà di rivelare i fatti di sua conoscenza. Se le minacce dovessero essere confermate, si spiegherebbe così la sua retromarcia.
Esposito, collegato in videoconferenza dal carcere di Terni, ha però smentito di avere subito pressioni: nel dettaglio, il 41enne ha spiegato di aver sì ricevuto dei telegrammi, ma i primi tre non li avrebbe neppure aperti, gli ultimi due avrebbero invece avuto un tenore, a suo dire, affettuoso. Poco dopo ha invece affermato di non avere intenzione di avviare un percorso di collaborazione. Esposito ha anche voluto affermare di non essere a conoscenza delle indagini della polizia, i cui risultati sono stati raccolti in una sessantina di pagine che il giudice, dopo averle acquisite dal pm, ha subito voluto mettere al vaglio del collegio difensivo. Luca Esposito, insieme alla moglie, venne bloccato lo scorso 17 gennaio all’aeroporto di Fiumicino, poco prima dell’imbarco su un volo diretto a Dubai. Nei loro confronti venne contestata l’accusa di corruzione di incaricati di pubblico servizio aggravato dal metodo mafioso e dalla finalità di agevolare il sodalizio di appartenenza. La coppia fu trovata in possesso di falsi certificati di vaccinazione anti Sars-Cov-2 e di falsi certificati di test con esito negativo.
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