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07 Aprile 2022 - 07:15
NAPOLI. I pm avevano chiesto di condannarlo a 23 anni e 11 mesi di reclusione per omicidio volontario, in relazione a otto decessi collegati all’esposizione prolungata all’amianto. La Corte d’assise ha invece ritenuto l’imprenditore svizzero Stephan Ernest Schmidheiny, 74 anni, in qualità di proprietario del gruppo Eternit, responsabile per una sola di quelle morti, senza dolo, decidendo una pena di tre anni e sei mesi per omicidio colposo, con un risarcimento di 3.300 euro agli eredi. Per uno degli otto casi è stata decisa l’assoluzione, altri sei secondo i giudici sono andati in prescrizione. Sentenza accolta al grido di “vergogna” dai familiari delle vittime presenti nel palazzo di giustizia di Napoli. Gli otto decessi al centro del processo erano quelli di sei operai della fabbrica di Bagnoli, della moglie di uno di essi (secondo i pm ammalatasi dopo aver lavato per anni le tute di lavoro del marito) e di un cittadino residente nella zona circostante. La Corte ha ritenuto Schmidheiny - già coinvolto in Italia in vari altri procedimenti penali per i decessi da amianto - colpevole di omicidio colposo per il caso dell’operaio Antonio Balestrieri (morto il 21 ottobre 2009 per mesotelioma pleurico); l’assoluzione è scattata per il decesso di Franco Evangelista, avvenuta lo stesso anno, per cause ambientali dal momento che la vittima abitava in zona ma non era dipendente dello stabilimento. I casi di altri cinque lavoratori Eternit e della moglie di uno di essi, morti tra il 2000 e il 2006, non sono stati giudicati per intervenuta prescrizione. Secondo Ciro Balestrieri, figlio di Antonio, «la condanna a tre anni e sei mesi è ridicola ed è ancora più ridicolo il risarcimento: 3mila e 300 euro per la vita di mio padre», dice chiedendo aiuto al presidente Mattarella e al ministro Cartabia «per ottenere giustizia». L’associazione napoletana Maipiùamianto esprime delusione e rabbia, la Cgil - che ieri mattina ha tenuto un presidio all’esterno del tribunale - assicuradi voler essere al fianco delle famiglie delle vittime anche nel giudizio di appello. Appello sul quale conta anche l’avvocato Astolfo di Amato, legale di Schmidheiny: «Impugneremo certamente la decisione, comunque è motivo di soddisfazione il fatto che sia stato escluso il dolo». Per la Procura, ma anche per le diverse parti civili, tra cui l’Osservatorio nazionale amianto, Schmidheiny era a conoscenza dei rischi provocati dall’amianto e sapeva che dall’interno dello stabilimento di Bagnoli, come in tutti gli altri, arrivavano episodi preoccupanti per la salute dei lavoratori. Tuttavia per gli inquirenti e le parti civili, nulla fece per eliminare gli effetti nocivi per la salute umana derivanti dall’esposizione. Le morti registrate tra i lavoratori dell’Eternit di Bagnoli per cause correlate all’esposizione e all’inalazione delle fibre di amianto, secondo i dati diffusi dall’associazione Maipiuamianto, sono state, dal 1939 ad oggi, 902. I casi censiti sono 134 di cancro polmonare, nove di tumore della laringe, 258 di asbestosi polmonare e 65 di mesotelioma. Gran parte di questi lavoratori non sono arrivati all’età della pensione. Circa 2.500 i decessi ritenuti sospetti.
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