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08 Aprile 2022 - 07:57
La sfortunata 34enne ucraina l’unica a costituirsi parte civile
NAPOLI. Per difendere il figlio, picchiato dopo aver travolto un passante tra i vicoli del rione Sanità, decise di farsi giustizia da sé. Prese la pistola che custodiva e senza esitazione sparò nel mucchio. Ad avere la peggio era stata però un’innocente, la 34enne ucraina Liudmyla Skiliar, centrata da un maledetto colpo di pistola alla caviglia e ancora oggi alle prese con gravi problemi di deambulazione.
Nonostante la pesante accusa di tentato omicidio, Mario Tufano, unico imputato per la drammatica vicenda, è riuscito a cavarsela con una condanna mite: otto anni di reclusione, due in meno rispetto a quanto chiesto dalla pubblica accusa. La sentenza è stata pronunciata ieri mattina al termine del processo di primo grado celebrato con il rito abbreviato. Tufano, difeso dall’avvocato Carla Maruzzelli, ha rimediato una condanna a dir poco mite grazie all’esclusione di tutte le aggravanti che gli erano state contestata dalla Procura: l’ultima in ordine di tempo è stata quella dei futili motivi, mentre già in precedenza, precisamente dopo l’interrogatorio di garanzia, si era visto cancellare quella della premeditazione. In sostanza, la difesa di Tufano ha sostenuto e dimostrato che quella dell’imputato era stata una reazione, seppur spropositata, a quanto accaduto nelle ore precedenti al ferimento della donna: in quel breve arco temporale, infatti, venne prima picchiato il figlio e in seguito anche lui. Preso atto del contesto indiziario, il giudice di primo grado non ha dunque calcato la mano, infliggendo a Tufano una condanna a otto anni. Circostanza processuale singolare quanto malinconica: la sfortunata ucraina è stata l’unica delle vittime a trovare il coraggio di costituirsi parte civile. Le altre due persone coinvolte nella micidiale sparatoria hanno invece deciso di “soprassedere”.
L’inchiesta sul caso era arrivata a una prima svolta il 9 novembre scorso, quando Tufano finì in manette. L’indagine era stata condotta a tempo record dai poliziotti della sezione Falchi della Squadra mobile della questura e dai colleghi del commissariato San Carlo Arena. Investigatori esperti che ben conoscono il territorio: hanno acquisito rapidamente le testimonianze delle vittime e le immagini registrate dalle telecamere di due esercizi commerciali dei Vergini, individuando il “sospetto” e rintracciandolo nella notte a casa.
Dove la perquisizione di rito ha consentito di raccogliere altri indizi utili a far scattare il fermo di polizia giudiziaria: alcuni capi d’abbigliamento corrispondevano infatti a quelli indossati da Mario Tufano poche ore prima. Venerdì sera un 49enne russo, dopo aver assistito a un incidente stradale nel corso del quale un giovanissimo, in sella a un motociclo, aveva investito una donna invia Vergini, ha soccorso la vittima e trattenuto il conducente impedendogli di allontanarsi. In quei frangenti, probabilmente avvertito via telefono, è giunto il padre del ragazzo il quale, dopo aver sferrato un pugno all’uomo, si è allontanato minacciandolo che di lì a poco sarebbe tornato. L’aggressore è ricomparso sul posto armato di una pistola calibro 7,65 e ha esploso alcuni colpi all’indirizzo del cittadino straniero che, ferito a un braccio e a una gamba, si è riparato in un esercizio commerciale. Mario Tufano l’ha inseguito e, una volta all’interno, ha continuato a sparare ferendo alla caviglia destra l’ucraina che proprio in quel momento usciva dal market con le buste della spesa in mano. Solo per un puro caso quel gesto di pura follia non si è tramutato in una strage.
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