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12 Aprile 2022 - 07:00
I due affiliati furono uccisi per le iniziative prese senza il consenso dei capi
CAIVANO. Epurazione interna al clan Ciccarelli di Caivano, dopo sette anni arriva la prima svolta investigativa. Furono uccisi nel 2014 al Parco Verde di Caivano, nell’ambito di una lotta interna al clan per lo spaccio di droga. Ieri, per quei due omicidi, sono state eseguite quattro ordinanze di custodia cautelare in carcere a carico di altrettanti indagati, tutti già detenuti per altri reati. Tra gli arrestati spicca il nome del ras Antonio Ciccarelli. Le indagini, condotte dai militari della sezione Operativa della compagnia di Casoria e coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, furono avviate all’indomani di due omicidi commessi a Caivano ad agosto e ottobre 2014 quando furono uccisi due pregiudicati della zona considerati appartenenti al gruppo camorristico Ciccarelli. Le indagini, svolte mediante attività tecniche, riscontri sul territorio e su impulso di dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, hanno consentito di identificare esecutori e mandante degli omicidi di Gennaro Amaro, colpito mortalmente da diversi colpi d’arma da fuoco la mattina dell’8 agosto 2014, e di Emilio Solimene ucciso la mattina del 13 ottobre 2014, nei pressi di un bar. Gli omicidi sono stati inquadrati come conseguenza di una frizione interna al gruppo camorristico Ciccarelli, poiché le vittime avevano intrapreso iniziative autonome non accettate dai vertici del clan.
Le indagini hanno anche consentito d identificare gli autori dell’incendio di un’auto in uso alla madre di Solimene, avvenuto il 30 ottobre 2014 sempre a Caivano, come atto intimidatorio decretato dal capoclan, Antonio Ciccarelli, per intimorire la donna che in quel periodo aveva diffuso notizie all’interno del rione sui presunti responsabili dell’omicidio del figlio. In manette, a vario titolo accusati di aver preso parte ai due delitti, sono così finiti: Antonio Ciccarelli, detto “munnezza”, 52 anni; Mariano Alberto Vasapollo, 35 anni; Corrado Schiavoni, detto “‘o cardill”, 35 anni; e Antonio Cocci, 37 anni. Alle indagini hanno poi contribuito in maniera determinante i neo pentiti Gennaro Masi, Vincenzo Iuorio e Ciro Lobascio.
«È stato un incontro utile e costruttivo perché abbiamo trovato nel Prefetto un interlocutore pronto a dare risposte alle nostre richieste». È quanto affermano i rappresentanti del Comitato di liberazione dalla camorra dell’area a nord di Napoli che, ieri mattina, hanno incontrato il prefetto Claudio Palomba, soffermandosi su alcuni dei dieci punti che hanno posto alla base del loro impegno con il Comitato. «In particolare abbiamo parlato delle occupazioni abusive di abitazioni e garage nei rioni della ricostruzione post terremoto di Arzano, Caivano, Afragola, Frattamaggiore e Frattaminore chiedendo azioni straordinarie per liberare gli immobili occupati da personaggi legati ai clan per darli a chi ne ha realmente diritto», hanno aggiunto i rappresentanti del Comitato che hanno ribadito «la richiesta della videosorveglianza, anche sulla scia dell’impegno assunto dall’Assessore alla legalità della Regione».
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