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Atti giudiziari nell’immondizia, blitz della finanza in tribunale

Atti giudiziari nell’immondizia, blitz della finanza in tribunale

Fascicoli distrutti e corruzione, ai domiciliari due funzionari della IV sezione

NAPOLI. «Quella butta via tutto». È stata questa la frase chiave captata da un’addetta alle pulizie del palazzo di giustizia di Napoli a dare il via all’inchiesta che ha portato all’arresto di un funzionario pro tempore della quarta sezione penale di Corte d’appello, Maria Rosaria Orefice. L’intercettazione è stata registrata dalla guardia di finanza nel corso di un’altra inchiesta e ha consentito di accendere i riflettori su quello che accadeva tra le mura degli uffici sospetti. Quello che ne è venuto fuori è stato un vero e proprio Vaso di Pandora, con centinaia di atti processuali gettati nella spazzatura e, almeno in parte, distrutti. La donna è accusata di soppressione e distruzione di atti, corruzione, peculato, accesso abusivo al Casellario e truffa in danno dell’Amministrazione giudiziaria. Ferma restando la presunzione di innocenza, avrebbe mandato macero ordinanze, decreti di intercettazione, sentenze, fatture, avvisi, richieste e impugnazioni di sentenze non per soldi ma per sottrarsi al lavoro.

E infatti si lamentava con i superiori e con gli amici del troppo lavoro nell’ufficio. Nei guai, raggiunti dall’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari scaturita dall’indagine condotta dalle fiamme gialle, oltre alla 56enne Maria Rosaria Orefice, è finito anche il 63enne assistente giudiziario Gennaro De Maio. Risulta invece indagato a piede libero il 52enne Massimiliano Lotito. Stando a quanto emerso dall’inchiesta, tra l’11 febbraio 2021 e il 3 marzo 2021, Orefice avrebbe mandato al macero ordinanze, decreti di intercettazione, sentenze, fatture, avvisi, richieste e impugnazioni di sentenze, ma non l’avrebbe fatto per soldi, bensì per sottrarsi ai carichi di lavoro. In più occasioni la funzionaria manifesta a terzi, scrive il gip, «preoccupazione sia per la mole di lavoro in capo al suo ufficio - a suo dire elevata - sia per la circostanza che alcuni fascicoli risulterebbero smarriti», peraltro, «con il silenzio di altri appartenenti all’amministrazione giudiziaria”. I finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Napoli per raccogliere indizi ed evitare che questa imponente mole di fascicoli finisse al macero, nottetempo si recavano nel palazzo di giustizia per salvare gli atti fotografandoli.

Tra gli atti salvati anche delle integrazioni a un procedimento sul narcotrafficante Raffaele Imperiale e documentazione sul ras Pasquale Fucito “’o Marziano”. Orefice risponde però anche di corruzione, in quanto si sarebbe impegnata a intercedere sul giudice adito in un processo pendente innanzi alla Corte d’appello nel quale risultava nominato difensore un avvocato allo stato non identificato, affinché l’autorità giudiziaria accogliesse un’istanza precedentemente rigettata presentata nell’interesse dell’assistita del professionista, otteneva da quest’ultimo la promessa di favorire il figlio Angelo Maria Argenzio per accedere alla Scuola di Specializzazione per le Professioni legali. In un’altra circostanza avrebbe invece rilasciato atti senza l’apposizione della marca da bollo.

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