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Clan Moccia in subbuglio, fuori il ras Lucci

Clan Moccia in subbuglio, fuori il ras Lucci

Accusato di turbativa d’asta, il 56enne capozona “Tonino ’o pazz” ottiene gli arresti domiciliari

NAPOLI. Una scarcerazione a dir poco eccellente innesca l’ennesima fibrillazione negli ambienti camorristici dell’hinterland nord di Napoli. Antonio Lucci (nella foto), 56enne figura di spicco del clan Moccia di Afragola, ha lasciato il penitenziario nel quale si trovava ristretto da ormai oltre un anno, ottenendo a sorpresa gli arresti domiciliari. Il gip Rossetti ha infatti accolto l’istanza presentata dal difensore del ras, l’avvocato Mauro Zollo, il quale ha dimostrato l’incompatibilità del proprio assistito con il regime carcerario: Lucci, alias “Tonino ’o pazz”, sarebbe infatti alle prese con un grave problema di salute. La difesa ha inoltre dimostrato che dall’arresto di Lucci ad oggi le esigenze di custodia cautelare si sarebbero nel frattempo attenuate. L’inchiesta che aveva portato Antonio Lucci dietro le sbarre aveva rivelato il nuovo modus operandi del clan Moccia.

La cosca avrebbe infatti cambiato pelle e, dopo essersi imposta negli ultimi anni nel controllo delle estorsioni, avrebbe puntato sempre più sulle aste giudiziarie. È questo il retroscena che emerge dall’inchiesta che nel febbraio dello scorso anno ha portato alla disarticolazione del gruppo capeggiato da “Tonino ’o pazz”. Il 56enne ras di Miano, grazie all’aiuto di alcuni sodali e dei figli Ferdinando e Ciro, avrebbe infatti messo nel mirino almeno tre beni immobili, tra ville e lotti di terreni, che il tribunale di Napoli aveva confiscato a uno degli indagati. Il procedimento prende piede dagli accertamenti eseguiti sulla turbolenta vendita dei quattro lotti relativi ai beni del debitore esecutato, anch’egli indagato, Vincenzo Rodondini. In particolare, in occasione della seduta del 25 novembre scorso, Lucci senior, in qualità di mandante, Ferdinando Lucci, Pasquale D’Auria e Massimo Gazzerro, quali esecutori, si sarebbero recati, senza avere alcun titolo legale per farlo, presso lo studio del delegato del giudice della XIV sezione del tribunale di Napoli, e stazionavano davanti l’ingresso del palazzo al fine di far desistere gli offerenti, tra cui Massimo Landolfo, dal partecipare alla vendita.

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