Cerca

Tsunami sulla mala vomerese, il boss Luigi Cimmino si pente

Tsunami sulla mala vomerese, il boss Luigi Cimmino si pente

CAMORRA Colpo di scena in udienza: depositati i primi verbali sulle infiltrazioni nella sanità. Il ras di salita Arenella incontra i pm e svela trent’anni di delitti e malaffare

NAPOLI. Luigi Cimmino, indiscusso ras della mala collinare, stavolta ha deciso di fare sul serio. Già tre anni fa era stato in procinto di rendere le prime dichiarazioni spontanee ai pm dell’Antimafia, ma alcune cimici piazzate dalle forze dell’ordine rivelarono che il suo era in realtà soltanto un bluff finalizzato a evitare la casa di lavoro quando era ormai prossimo al fine pena. Ma adesso, dopo l’ultimo recentissimo arresto e di fronte alla prospettiva di passare in carcere il resto della propria vita, il 61enne boss dell’Arenella ha davvero deciso di collaborare con la giustizia. Il suo è un pentimento a dir poco eccellente, destinato a fare luce su quasi trent’anni di camorra napoletana. L’inatteso colpo di scena ha preso corpo ieri mattina nel corso dell’udienza preliminare del maxiprocesso che vede alla sbarra, con oltre quaranta imputati, l’intero gotha della malavita vomerese e non solo. I pubblici ministeri titolari dell’inchiesta che ha portato al colossale blitz dello scorso autunno hanno infatti depositato le prime pagine di verbali firmati da Luigi Cimmino. Gli atti sfoderati dalla Dda presentano al momento numerosi omissis, ma il numero di pagine lascia intendere quale possa essere l’effettiva portata della collaborazione dell’ormai ex capoclan di salita Arenella. Sul tavolo degli inquirenti dell’Antimafia ci sono ancora oggi una lunghissima serie di punti interrogativi e di gialli in parte irrisolti: dall’omicidio dell’innocente Silvia Ruotolo, assassinata per errore nel 1997 in un agguato teso al ras Antonio Caiazzo, alle infiltrazioni mafiose nelle strutture ospedaliere napoletane, passando ai rapporti con le altre cosche attive nel capoluogo. Ad ogni modo il dado è stato ormai tratto e da qui ai prossimi mesi lo status di Luigi Cimmino potrebbe essere definitivamente cristallizzato. Le sue dichiarazioni rischiano tra l’altro di avere un effetto dirompente proprio nel processo di primo grado che si appresta a cominciare: processo di cui il 61enne ex ras avrebbe dovuto essere il dominus e nel quale finirà invece per vestire gli inediti panni di principale accusatore. Il 27 aprile del 2018, ignaro di essere sotto intercettazione nel carcere di Opera, rivolgendosi alla moglie Maria e al figlio Franco Diego (anch’egli coinvolto nel blitz dello scorso anno), Luigi Cimmino riferiva ai familiari le proprie intenzioni: «Però è una mezza collaborazione, hai capito? Per cercare di... scansare, diciamo, questo 41 e per scansare, diciamo, la casa lavoro al 41. Hai capito? Perché ha detto così Piera Farina, quando vai là, ha detto, quando hai finito i due anni, ha detto, ti rinnovano altri due anni... hai capito? Dunque il problema ci sta! Perché dice che tiene già altri clienti dei suoi là che non li fanno uscire in nessuna maniera!». L’anno successivo, infatti, Luigi Cimmino avrebbe finito di scontare la sua ultima condanna e a quel punto avrebbe rischiato di essere assegnato a una casa di lavoro: un regime detentivo, quest’ultimo, che però può essere prorogato a oltranza. Ma il tempo dei bluff adesso è finito.

Nella foto l’ormai ex boss Luigi Cimmino, 61 anni compiuti lo scorso marzo

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Il Roma

Caratteri rimanenti: 400

Logo Federazione Italiana Liberi Editori