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19 Aprile 2022 - 07:45
L’ex boss Luigi Cimmino rivela: «Peppe Sacco ci metteva a disposizione i locali. C’era un accordo coi Licciardi»
NAPOLI. Grazie alla complicità di alcuni imprenditori insospettabili la mala vomerese avrebbe utilizzato l’ospedale Cto per organizzare summit tra ras e affiliati lontano da occhi indiscreti. A rivelare l’inquietante circostanza è l’ormai ex boss Luigi Cimmino, da pochissimi giorni passato tra le fila dei collaboratori di giustizia, il quale lo scorso 12 aprile, nel corso di una lunga deposizione, ha spiegato: «Con i Sacco si è creata un’amicizia, nel senso che i Sacco si sono sempre messi a disposizione per ogni necessità, tant’è che Peppe Sacco metteva a disposizione mia e dei miei affiliati un locale che aveva preso il bar che gestiva al Cto. Non so dire però se lo facesse per amicizia o per paura».
Nei suoi primi interrogatori resi innanzi ai pm della Dda di Napoli Luigi Cimmino ha parlato a lungo delle infiltrazioni camorristiche nella rete ospedaliera napoletana e dei suoi rapporti con il mondo dell’imprenditoria locale. L’ex ras di salita Arenella, infatti, per oltre trent’anni si è fatto largo negli affari criminali imponendo estorsioni a qualsiasi livello: dai piccoli commercianti, alle grandi ditte appaltatrici. Ed è proprio tra queste ultime che il neo pentito Cimmino inserisce gli imprenditori Sacco, manager storicamente molto attivi nel settore della ristorazione e della movida, ma anche nei servizi mensa e nell’installazioni di distributori automatici di alimenti e bevande. Sul punto, Luigi Cimmino ha sostenuto che i Sacco non sarebbero stati delle semplice vittime: col tempo, infatti, tra loro si sarebbe instaurato una sorta di rapporto di amicizia. Un intreccio che sarebbe andato avanti anche dopo il penultimo arresto di Cimmino: «Dopo il mio arresto - ha messo a verbale - Andrea Basile e Giovanni Caruson hanno continuato ad avere rapporti e contatti con i Sacco e a prendere i soldi della mensa, che passarono da 10mila a 7mila euro per tre volte l’anno».
Durante il colloquio con i pubblico ministeri Luigi Cimmino ha poi tirato in ballo anche altre organizzazioni mafiose, anch’esse interessati ai grossi giri di denaro intorno alla sanità: «I Licciardi prendevano una quota delle estorsioni alle ditte che fornivano il latte e a quelle che facevano le pulizie; fin quando hanno pagato, hanno preso una quota anche dall’estorsione della lavanderia American Laundry e dalla ditta che aveva collocato le macchinette al Policlinico. In realtà sia i Licciardi che i Mianesi prendevano il 50 per cento dei proventi di tutte le estorsioni del Policlinico. Prima di questo accordo con Secondigliano e Miano tutti i soldi del Policlinico li prendevano i mianesi con Giulio De Angioletti; successivamente siamo entrati anche noi e la Masseria Cardone». Luigi Cimmino ha poi fatto un’ulteriore precisazione: «Noi del Vomero avevamo un rapporto di subordinazione rispetto ai Mallardo, ai Contini e alla Masseria Cardone; è sempre stato così, anche quando c’era Alfano, nel senso che Ciccio Mallardo, Gennaro e Vincenzo Licciardi ed Eduardo Contini sono sempre stati dal punto di vista malavitoso su uno scalino superiore». Ciò non ha comunque impedito al clan Cimmino di ritagliarsi un ruolo di prim’ordine.
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