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20 Aprile 2022 - 18:47
Sono "numerose" le società riconducibili a soggetti «legati a doppio filo alla famiglia Moccia», i cui esponenti siedono al vertice dell'omonimo clan camorristico, risultate beneficiarie di contratti di appalto o subappalto nell'ambito della realizzazione della Stazione dell'alta velocità di Afragola. È quanto emerso dalle indagini sul clan Moccia coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli e culminate oggi nell'esecuzione di 59 misure cautelari.
I primi accertamenti relativi al coinvolgimento del clan Moccia in una delle più importanti opere infrastrutturali degli ultimi anni, «costruita peraltro - si sottolinea nell'ordinanza - proprio nella roccaforte del clan», risalgono al 2009 quando sono stati appaltati i lavori del primo lotto destinato alla realizzazione dell'alta velocità e dell'annessa stazione. In quel caso, così come in occasione del secondo lotto appaltato nel 2015, è emerso che alcuni dei subappalti sono finiti ad imprese apparentemente in regola, ma in qualche modo collegate ad esponenti del clan.
Secondo quanto ricostruito dalla Dda, i Moccia sarebbero a pieno titolo coinvolti in alcune associazioni temporanee di imprese o comunque titolari di quote di partecipazione al capitale di singole Ati attraverso soggetti interposti, assumendo di fatto il ruolo di investitori occulti nei singoli lotti di lavori attraverso le aziende che formalmente costituivano i raggruppamenti.
Il clan, avendo a disposizione ingenti capitali, avrebbe sostenuto le spese di gestione in modo che le aziende, così finanziate in maniera occulta, non avrebbero avuto necessità di ricorrere a finanziamenti bancari, contabilizzando gli interessi passivi tra i costi sostenuti. Questa situazione avrebbe così posto le aziende beneficiarie in una posizione di netto vantaggio rispetto alla concorrenza.
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