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21 Aprile 2022 - 07:00
In cella i fratelli boss Lugi, Antonio e Angelo. Maxi-sequestro di beni
AFRAGOLA. Azzerato il clan Moccia. Nei guai “tesorieri e bancari” dell’holding. Eseguite all’alba di ieri, dai carabinieri del reparto operativo speciale di Napoli, 57 misure cautelari. Trentasei indagati sono stati destinatari di una misura cautelare in carcere, 16 ai domiciliari e sono stati notificati sette divieti di dimora. L’indagine, coordinata dalla Dda di Napoli ha visto impegnati anche gli uomini del Gico della guardia di finanza. Formalmente l’indagine ha preso il via nel 2013, concludendosi nel 2019. Nel corso degli anni sono stati raccolti migliaia di documenti e portati alla luce gli intrecci dell’holding Moccia, che può essere considerata, senza se e senza ma, (in virtù delle diverse sentenze passate ingiudicate nel corso degli anni) , la più potente cosca criminale della Campania. Individuati e posti sotto sequestro beni mobili ed immobili per oltre 150 milioni di euro.
Un tesoro che si somma ai beni già sequestrati negli anni passati. Nel corso delle indagini è emerso che Angelo Moccia e la moglie furono in udienza pubblica da Papa Francesco (il Pontefice ovviamente ignorava chi fossero i suoi ospiti) il 22 marzo 2017. Un episodio che non implica ovviamente nessun reato. L’ufficio inquirente partenopeo, coordinato dal procuratore Giovanni Melillo, contesta, a vario titolo, i reati di associazione mafiosa, estorsione, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, auto-riciclaggio, fittizia intestazione di beni, corruzione, porto e la detenzione illegale di armi da fuoco, ricettazione e favoreggiamento. Tutti reati sono contestati nella forma aggravata in quanto, secondo gli inquirenti, sarebbero stati commessi per agevolare il clan Moccia. Ovviamente, prima di andare avanti la fatta la solita premessa, ossia per tutti gli indagati vale la presunzione d’innocenza fino a condanna definitiva. Nel lungo elenco figurano anche 5 imprenditori interdetti, che avrebbero aiutato il clan Moccia. I tentacoli dei Moccia si sono allungati fino alla Puglia. Tra gli arrestati due politici di area centrodestra, operativi tra Lecce e Bari.
Contestualmente all’esecuzione delle misure cautelari, gli uomini della Gdf (Gruppo d’Investigazione sulla Criminalità Organizzata) hanno dato esecuzione a due misure del divieto temporaneo di esercitare attività d’impresa e, un decreto di sequestro preventivo d’urgenza di beni mobili, immobili e di quote societarie per un valore di circa 150.000.000 di euro. Secondo gli investigatori del Ros, i capi del clan Moccia avrebbero continuato a dare indicazioni ad imprenditori e gregari anche quando erano in cella. L’attività info-investigativa ha permesso di far luce sulla struttura del clan Moccia, organizzata su diversi livelli di comando e competenza territoriale. Naturalmente a capo dell’holding, sono stati individuati i fratelli Angelo, Luigi, Antonio Moccia e il loro cognato Filippo Iazzetta, marito di Teresa Moccia, appena assolta dal tribunale di Napoli. Tra gli affari gestiti dal clan vi sarebbero: il recupero degli olii esausti di origine animale-vegetale di tipo alimentare e degli scarti di macellazione, nonché nei grandi appalti ferroviari e dell’alta velocità, cui avrebbero impartito direttive e fornito ingenti provviste derivanti dall’accumulazione illecita, nel tempo, di ingenti capitali. Qualche anno fa, l’ex comandante della polizia locale di Afragola Luigi Maiello, alla guida di una spaurita squadra di collaboratori, riuscì ad individuare e mettere sotto sequestro un deposito-parcheggio che ospitava le attrezzature usate per la realizzazione della stazione dell’alta velocità di Afragola.
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