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21 Aprile 2022 - 07:00
Blitz ai Ponti Rossi, demolito l’altarino edificato sull’acquedotto romano: era riconducibile al gruppo Bosti
NAPOLI. Non si placano le operazioni di rimozione degli altarini della camorra dedicati ai personaggi apicali della holding mafiosa dell’Alleanza di Secondigliano. Ieri mattina è stato il turno della teca costruita, sfregiando un’opera storica millenaria, sull’acquedotto romano dei Ponti Rossi. L’operazione è stata compiuta dagli operai della Napoliservizi, sotto la supervisione della polizia municipale diretta dal comandante Ciro Esposito e di un restauratore della Soprintendenza dei Beni Culturali. «Per anni sono stati consentiti e tollerati altarini abusivi, murales e altre opere abusive dedicate a camorristi, criminali e anche babyrapinatori. Hanno sfregiato le strade, le piazze e anche i monumenti per idolatrare ogni tipo di criminale. Il rapporto di forze è sconvolgente. Per ogni dieci omaggi al crimine ce n’è uno solo per le vittime e gli eroi. Recentemente è stata anche ripulita l’area di Santa Lucia che era stata trasformata in una sorta di santuario, anche con diverse scritte abusive che imbrattavano i muri, dedicato al baby rapinatore Ugo Russo morto durante un tentativo di rapina proprio in quel posto.
È rimasto solo un manifesto probabilmente affisso in modo abusivo su uno spazio comunale», dichiara il consigliere regionale di Europa Verde Francesco Emilio Borrelli che da anni si batte contro i simboli criminali disseminati in città. Il decreto di sequestro eseguito a febbraio vedeva come indagati Carmela Aieta, 60 anni, Maria Aieta (moglie del boss Eduardo Contini), 70 anni, il ras Ettore Bosti (figlio del boss Patrizio Bosti), 42 anni, Vincenzo Cardillo, 55 anni, Antonio Cristiano, 56 anni, Gennaro De Luca, 58 anni, Angelo Gotti, 47 anni, Antonio Granato, 39 anni, il ras Pietro Licciardi, 63 anni, e Anna Maglieri, 88enne madre di Maria Aieta e suocera di “’o romano”. Le indagini sono partite in seguito al sequestro di un trittico di statue del Seicento raffiguranti la Madonna del Rosario con il Bambino, San Domenico e Santa Rosa, asportate dalla Chiesa del “Rosariello”.
Le statue, come rivelato dal pentito Teodoro De Rosa, erano state abusivamente collocate nel cortile del condominio in cui vivono le sorelle Aieta, in via San Giovanni e Paolo. Lintervento è avvenuto in via Sant’Antonio Abate 238 (manufatto riconducibile ad Antonio Cristiano, affiliato di spicco dei Contini), via Cavara (manufatto riconducibile a Pietro Licciardi), piazza Gravina (edicola votiva riconducibile a Ettore Bosti “’o russo”), via Arenaccia 283 (edicola votiva riconducibile a Maria Aieta), calata Capodichino (edicola votiva riconducibile a famiglia Correale), via Nicolini (edicola votiva riconducibile ad Angelo Gotti), via Generale D’Ambrosio (abitazione più edicola votiva riconducibile a Gennaro De Luca, presunto reggente dei Contini), via Filippo Maria Briganti (edicola votiva riconducibile a Bosti jr), via Lorenzo Giusso (edicola votiva riconducibile a Carmela Aieta, madre di Giuseppe Maglione, uomo vicino ai Contini), via Catapano (edicola votiva riconducibile alla famiglia di Vincenzo Granato) e via Onorato Fava, al rione Amicizia (edicola votiva riconducibile a Vincenzo Cardillo “’o ferraro”).
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