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Sgominato il clan della “167”

Sgominato il clan della “167”

Armi, droga e racket: arresti tra le province di Napoli, Caserta, Avellino e Cosenza

ARZANO. Debellato il clan della 167 di Arzano: 27 arresti per droga, racket e armi tra la Campania e la provincia di Cosenza. Per 23 indagati è stato disposto il carcere, mentre solo in 4 hanno avuto il beneficio dei domiciliari. Sgominate tre intere famiglie. Colpiti da ordinanza cautelare della restrizione della libertà personale i presunti boss, genitori, mogli, fratelli e affiliati. Una vera e propria ecatombe giudiziaria quella messa in atto dai militari dell’Arma e dal procuratore capo, Giovanni Melillo. Un’inchiesta certosina che prende spunto da delicatissime indagini partite sin dal 2018 ad opera dei militari della locale tenenza e dal gruppo di Castello di Cisterna che ha inferto nella giornata di ieri un colpo durissimo all’ala criminale degli Amato-Pagano. GLI ARRESTATI. Tra gli arrestati Giuseppe Monfregolo, di 34 anni, ritenuto a capo dell'omonimo gruppo criminale, ed è il fratello di Mariano, già arrestato unitamente a Raffaele Piscopo per le minacce nei confronti del comandante dei vigili urbani di Arzano Biagio Chiariello. Monfregolo si era reso anche protagonista di una intervista alla trasmissione le Iene in cui aveva dichiarato di ritenersi un cittadino normale ancorché “perseguitato” dai giornalisti. Registrato dall'inviato Giulio Golia, dichiarò che nel rione 167 di Arzano non c'era la camorra

. Nel blitz di ieri sono state arrestate la 70enne madre Luisa Grassini, la moglie Antonietta Sarnataro (precedentemente sposata con il boss del clan Moccia Girolamo Scafuro), la sorella Anna oltre ai due fratelli Francesco e Raffaele Monfregolo. Tra i destinatari dei provvedimenti cautelari figura anche Pasquale Cristiano, anche quest’ultimo a capo dell'omonimo gruppo criminale una volta “alleato” dei Monfregolo, arrestato nel giugno dell'anno scorso e sottoposto ai domiciliari aveva sfilato per le strade di Arzano in Ferrari in occasione dei festeggiamenti per la comunione del figlio. In cella anche il cognato Vincenzo Mormile, il padre Pietro Cristiano e la zia (sorella della madre) Patrizia Auletta. In gattabuia anche i “guaglioni” tra cui Liguori Raffaele ferito in un agguato il 21 settembre del 2021. L’uomo, raggiunto al viso da una ogiva, fu ricoverato in condizioni critiche all'ospedale Cardarelli di Napoli ma fortunosamente si salvò.

Raggiunto in carcere dall’ordinanza cautelare anche Raffaele Alterio (già detenuto per estorsione), fratello di Antonio che appena qualche mese fa finì nel mirino dei killer che per errore non riuscirono a raggiungere l’obiettivo ferendolo alle gambe in un circolo ricreativo in via Alfredo Pecchia. Gli Alterio sono i figli di Gaetano, alias ’o sceriffo ucciso in un agguato nel 2006 durante la faida tra i dilauriani e gli scissionisti. In cella sono finiti anche i seguenti fiancheggiatori e presunti affiliati: Mario D’Aria, Vincenzo De Sica, Pasqualina Errichiello, Ciro Laezza, Antonio Caiazza alias ’o cacasott, Piscopo Raffaele (cognato degli Alterio e già colpito da ordinanza di allontanamento dalla Campania), Raffaele Portente alias ’o stagnariell, Carlo Raiano, Eduardo Nicolella (citato negli atti dello scioglimento del Comune di Arzano e legato al mondo imprenditoriale), Giuseppe Belgiorno quest’ultimo padre di Giosuè detto il grande da poco scarcerato e ritenuto elemento di spicco degli Amato-Pagano e in particolare del boss cesarino. Raggiunto in cella dalla misura cautelare anche Renato Napoleone killer degli Amato e “capozona” di fatto di Arzano per conto dei melitesi. Napoleone è in cella oltre che per una serie di attività estorsive, anche per l’efferato omicidio avvenuto nel 2014 in un centro abbronzante in cui venne ucciso il boss e reggente dei Moccia, Ciro Casone. Omicidio che, secondo le indagini, determinò il passaggio ufficiale della reggenza degli afragolesi a quella dei melitesi. Finiscono ai domiciliari Carmine D’Errico, Patrizia Auletta, Umberto Passante e Antonietta Santoro.

LE ACCUSE, LE INDAGINI. Associazione a delinquere di stampo mafioso, associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di stupefacenti, detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti estorsione, detenzione illegale di armi, ricettazione e trasferimento fraudolento di valori. Sono i reati contestati a vario titolo ai 27 indagati destinatari di una misura cautelare del gip di Napoli dopo indagini dei carabinieri, notificata tra le provincedi Napoli, Caserta, Avellino e Cosenza. Le indagini, che abbracciano un arco temporale che va dal dicembre 2018 al novembre 2021, si sono focalizzate sul gruppo camorristico noto come 167, attivo ad Arzano e nei comuni limitrofi tra cui Frattaminore e Frattamaggiore, diretta emanazione del clan Amato-Pagano, protagonista della prima faida di Scampia e ora radicato nella zona a Nord di Napoli. Scoperte tre piazze di spaccio ad Arzano, nelle quali si smerciavano cocaina, eroina, crack, marijuana e hashish. Ma nel mirino del gruppo c'erano anche i commercianti di Arzano, taglieggiati con richieste di pizzo. L’autonoleggio sequestrato era intestato a un prestanome di un indagato. Nel corso delle indagini sono stati sequestrati due chili di hashish, un etto di cocaina e un revolver. Nel corso delle operazioni si è proceduto all’arresto in stato di latitanza di uno di un elemento di spicco del sodalizio; al sequestro di 2 kg di hashish, più di un etto di cocaina e un revolver.

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