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Locali chiusi e luci spente, al centro storico è allarme furti e rapine

Locali chiusi e luci spente, al centro storico è allarme furti e rapine

NAPOLI. Rapine violente e furti, in particolare tra le due di notte e le cinque del mattino, in un centro storico sempre più vuoto e silenzioso a causa della nuova ordinanza che regola la movida imponendo la chiusura dei baretti all'una dalla domenica al giovedì e alle due il venerdì e il sabato.

È la fotografia della Napoli delle ultime settimane quella che viene raccontata da tantissimi giovani che, tornando a casa a piedi o raggiungendo le proprie automobili, sono rimasti vittime di rapine più o meno violente, complice sicuramente anche la mancanza di un'illuminazione notturna adeguata, cosa che i residenti della zona denunciano da giorni. Da febbraio ad oggi infatti sono tantissime le denunce fatte da giovani e giovanissimi che hanno vissute brutte esperienze dopo essersi attardati fuori ad un bar con il proprio gruppo di amici.

Anche i tanti turisti giunti a Napoli per le feste di Pasqua e per i ponti che seguiranno nelle prossime settimane appaiono spaventati e disorientati dinanzi alle nuove regole inerenti ai flussi notturni e alle conseguenze delle stesse. Come se non bastasse, alcuni commercianti del centro storico diversi giorni fa hanno denunciato alle autorità competenti di aver trovato le serrande delle proprie attività forzate, cosa che non capitava da diversi anni.

Sono tante e diverse le testimonianze delle brutte esperienze vissute dai ragazzi che affollano i vicoletti del centro antico di Napoli. Una di queste è quella di R., che decide di raccontare al “Roma” la sua esperienza chiedendo di rimanere anonimo. R. ha poco più di 18 anni e lavora, come tanti suoi coetanei, in un locale al centro storico per pagarsi l'affitto, è stato rapinato mentre tornava a casa dopo aver smontato da lavoro, poco dopo le 2: «Ero con una mia amica vicino piazza San Domenico Maggiore, quando due ragazzi sul motorino ci hanno fermato, mi hanno puntato una pistola all'addome e ci hanno intimato di dargli portafogli e cellulari, ovviamente abbiamo fatto come dicevano».

La rabbia e la frustrazione sono forti, ma R. ci tiene a puntualizzare che «Napoli è una città dove il disagio sociale fa da padrone, probabilmente chi commette un atto del genere è ancora più disperato rispetto a prima, dopo questi due anni e mezzo così complicati. È certo però che con la nuova ordinanza che di fatto svuota le strade, queste ultime diventano automaticamente meno sicure e vengono lasciate alla mercé di chiunque. Forse qualche regola andrebbe rivista», conclude.

Alberto di anni ne ha 23 e studia lingue a Napoli e anche lui ha subito una rapina in quella fascia oraria successiva alla chiusura dei bar: «È normale che se le strade sono vuote diventano meno sicure, Napoli ha i suoi problemi come tutte le grandi città certo, ma è innegabile che in questi anni le strade sempre piene ed illuminate abbiano tolto terreno al rapinatore di turno. La movida ha rappresentato un argine ai fenomeni di microcriminalità». Anche Alberto infatti è stato rapinato, insieme a degli amici, in piazza Miraglia da due giovanissimi a bordo di un motorino armati di pistola, mentre tornava a casa propria al centro storico.

«Credo che questa ordinanza sulla movida vada riconsiderata, perché non soltanto si sta decidendo di penalizzare tanti piccoli imprenditori già provati da due anni di pandemia, ma si stanno inoltre mettendo a rischio la serenità e l'incolumità dei residenti. Inoltre - conclude Alberto - una volta chiusi i bar scompaiono anche i presidi delle forze dell'ordine, come può una strada senza alcuna forma di controllo da parte di nessuno essere sicura?». Insomma, le nuove regole sulla movida continuano ad avere delle falle: i residenti del centro antico sono finalmente liberi di dormire senza schiamazzi fino a tardi, ma ora rischiano di essere rapinati sotto casa.

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