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Capolavoro trafugato: sei fermi

Capolavoro trafugato: sei fermi

Furto del Cristo Benedicente dalla Basilica di San Domenico Maggiore: tre dei ladri si rivolsero alla ras Maria Licciardi

NAPOLI. Il basista era il manutentore della Basilica di San Domenico Maggiore, che avrebbe aperto la porta ai due ladri che portarono via il Cristo Benedicente dal convento dei padri domenicani: un dipinto in olio su tavola, copia del più famoso Salvatore Mundi di Leonardo Da Vinci. La banda, composta anche da tre ricettatori sospettati di aver favorito nella circostanza il clan Licciardi, aveva affidato il prezioso a un insospettabile nella cui abitazione fu trovato il 16 gennaio 2021. Da quel giorno sono cominciate le indagini della sezione “Antirapina” della Squadra mobile della questura di Napoli (dirigente Alfredo Fabbrocini, vice questore Luigi Vissicchio) e dai Ros dei carabinieri, con il supporto del Nucleo tutela patrimonio dell’Arma, culminate in sei fermi eseguiti nella giornata di ieri. Va sottolineato che gli indagati devono essere considerati innocenti fino all’eventuale condanna definitiva. Secondo l’accusa da provare in giudizio, il 57enne manutentore di piazza Nazionale Pasquale Ferrigno avrebbe favorito i due autori del furto: Marco Fusaro, 45enne e Tommaso Boscaglia, 31enne, entrambi del Cavone. Il dipinto sarebbe finito poi nelle mani dei tre ricettatori accusati anche di aver agevolato un’associazion mafiosa, uniti anche da un rapporto di parentela: Vincenzo Esposito detto “’o francese”, 57enne originario del rione Sanità sospettato in passato di legami con il gruppo Stolder dedito alle rapine; il genero Domenico De Rosa, 53 anni, e Antonio Mauro, 51enne cognato del “francese”.

Questi ultimi, stando a quanto emerso dalle intercettazioni, si sarebbero anche rivolti alla ras Maria Licciardi, chiedendole di trovare un acquirente. “’A peccerella”, che non è indagata in questo procedimento, avrebbe dato la propria disponibilità, ma l’affare non andò mai in porto dal momento che l’opera venne recuperata dalle forze dell’ordine. Nei loro confronti, con la precisazione che non sono organici al clan, ci sono intercettazioni partite dal ritrovamento del dipinto a casa di Silvio Vitagliano, 36enne di Ponticelli. La banda si era affidata a lui, ma da quando non è ancora chiaro, considerando che nessuno si era accorto del furto del Salvator Mundi napoletano, capolavoro della scuola di Leonardo da Vinci il cui autore è Girolamo Alibrandi. Un “gemello” del dipinto è stato venduto dalla casa d’asta “Christie’s” di New York a uno sceicco arabo per 450 milioni di dollari, a dimostrazione del valore inestimabile dell’opera.

A indirizzarli verso l’abitazione nel quartiere orientale, in via Strada provinciale delle Brecce, sarebbe stato un informatore in contatto con un esperto e brillante poliziotto del gruppo entrato in azione. Il Cristo Benedicente, scomparso dall’armadio nella Sala degli arredi sacri della basilica, era stato probabilmente acquistato da Giovan Antonio Muscettola, consigliere di Carlo V e suo ambasciatore alla corte del Papa, e decorava la cappella di famiglia nella chiesa del centro di Napoli. L’armadio si poteva aprire con una chiave antica, custodita in una cassaforte. Il Salvator Mundi era al suo posto, a marzo 2020, e fino a tre mesi prima dell’improvviso ritrovamento. Poi il quadro sparì.

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