Cerca

Summit per il Salvator Mundi: «Ho un grosso affare per voi»

Summit per il Salvator Mundi: «Ho un grosso affare per voi»

La proposta alla ras: «Il dipinto è al sicuro, aiutateci a trovare un acquirente»

NAPOLI. “Donna Maria, scusatemi, ma ho un grosso affare da proporvi e perciò mi sono permesso di disturbarvi a casa”. Così l’8 gennaio 2021 esordì Antonio Mauro al cospetto della ras del clan Licciardi, “’a peccerella” sorella dei boss Gennaro e Vincenzo. Aveva ottenuto un appuntamento e parlò anche a nome del cognato Vincenzo Esposito “’o francese”, il capo della paranza di ricettatori entrati in possesso del “Cristo Benedicente” di Girolamo Alibrandi, allievo prediletto di Leonardo da Vinci. Sono stati però scoperti e in sei sono ora indagati in stato d’arresto per il clamoroso furto dalla Basilica di San Domenico Maggiore, tra cui il basista e i due ladri. Tutti da considerare innocenti fino all’eventuale condanna definitiva. Maria Licciardi diede genericamente la disponibilità ad attivarsi per trovare un acquirente del prezioso quadro, ma non è indagata non avendo avuto nemmeno il tempo di attivarsi.

Il dialogo con Antonio Mauro però ha rappresentato la svolta nelle indagini. Il 51enne, non immaginando di essere intercettato da una microspia fece un’involontaria confessione tirando in ballo nel racconto anche alcuni complici. “Abbiamo il dipinto, che ora è al sicuro, vale un sacco di soldi e volevamo chiedervi se volevate partecipare all’affare aiutandoci a trovare un acquirente”. L’inchiesta, coordinata dalla procura della Repubblica di Napoli, è decollata poco prima dell’arresto di Maria Licciardi. Sono stati i poliziotti della sezione “antirapina” della Squadra mobile della questura (dirigente Alfredo Fabbrocini, vice questore Luigi Vissicchio, commissario Raffaele Giardiello) insieme con i Ros e il Nucleo tutela patrimonio dei carabinieri a risalire al gruppo entrato in azione in 2 distinti fasi. Prima il furto a pochi giorni da Natale 2020, agevolato dal custode della basilica Pasquale Ferrigno e compiuto da Marco Fusaro e Tommaso Boscaglia.

Poi la ricettazione, con l’aggravante mafiosa per aver cercato di agevolare il clan Licciardi, di cui sono accusati Vincenzo Esposito, il genero Domenico De Rosa e Antonio Mauro. Nell’inchiesta compare anche Silvio Vitagliano, ai domiciliari dopo che nella sua abitazione fu trovato il dipinto in olio su tavola. L’8 gennaio 2021 il cognato del “francese” cercò di coinvolgere nella vicenda Maria Licciardi. Ma l’affare sfumò perché il 16 successivo grazie a indagini diverse dalle intercettazioni la polizia risalì a Vitagliano e lo arrestò in flagranza. Il 36enne commerciante incensurato non ha mai collaborato con la giustizia, così come l’altro ieri nessuno dei destinatari del fermo ha confessato con i pm che li interrogavano in questura. Tra oggi e domani dovrebbe svolgersi l’udienza di convalida per tutti e toccherà agli avvocati Marzotti, Fabozzi ed Esposito cercare di tirarli fuori dai guai. Il “Salvator Mundi” napoletano, che era scomparso dalla Sala degli arredi sacri di San Domenico Maggiore, è di inestimabile valore. Un “gemello” del dipinto è stato venduto dalla casa d’asta “Christie’s” di New York a uno sceicco arabo per 450 milioni di dollari a uno sceicco arabo.

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Il Roma

Caratteri rimanenti: 400

Logo Federazione Italiana Liberi Editori