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03 Maggio 2022 - 07:51
L’inchiesta del 2013 aveva svelato un patto criminale tra impiegati e avvocati
NAPOLI. Giro di tangenti in tribunale a Napoli, arriva la seconda stangata per i quasi trenta cancellieri finiti sotto inchiesta nel 2013 con le accuse di corruzione, accesso abusivo ai sistemi informativi, violazione del segreto di indagine e occultamento di fascicoli. Dopo la sfilza di condanne già ottenute nel luglio del 2020, la Procura ieri pomeriggio ha incassato la sostanziale conferma del precedente dispositivo. I giudici della seconda sezione della Corte d’appello hanno infatti rideterminato, con “sconti” inferiori ai dodici mesi, soltanto cinque delle pene già inflitte.
Con ben ventisette condanne, la delicata inchiesta condotta dalla Procura partenopea ormai quasi dieci anni fa esce dunque indenne anche dal giudizio di secondo grado. Questa, nel dettaglio, la sentenza pronunciata ieri dai giudici della seconda sezione: Ciro Andolfi, 6 anni e 8 mesi; Isabella Ambrosino, 4 anni; Gennaro Attena, 5 anni; Raffaella Basile, 4 anni e 3 mesi; Domenico Cante, 4 anni e 3 mesi; Anna Maria Castagliuolo, 3 anni e 6 mesi; Gaetano Coppola, 4 anni; Rosario Crocella, 3 anni e 6 mesi; Annunziata Cuccaro, 3 anni e 6 mesi; Francesco Del Gaudio, 4 anni e 9 mesi; Giancarlo Di Meglio, 7 anni; Andrea Esposito, 4 anni; Agrippino Ferone, 4 anni a fronte dei precedenti 4 anni e 3 mesi; Vincenzo Fioretti, 6 anni e 8 mesi; Pasquale Giordano, 6 anni e 8 mesi a fronte dei precedenti 6 anni e 11 mesi; Maria Iacolare, 3 anni e 6 mesi; Luca Lamanna, 3 anni e 6 mesi; Giuseppe Lampitelli, 4 anni; Giorgio Pace, 4 anni; Amalia Palumbo, 3 anni e 6 mesi; Giovanni Perfetto, 4 anni; Mariano Raimondi, difeso dall’avvocato Giacomo Pace, 9 anni e 6 mesi a fronte dei precedenti 9 anni e 9 mesi; Angela Russo, 2 anni e 8 mesi a fronte dei precedenti 3 anni e 6 mesi; Francesco Venezia, 7 anni; Giancarlo Vivolo, 7 anni; Stefano Zoff, 6 anni e 7 mesi in continuazione con altra sentenza a fronte dei precedenti 4 anni e 9 mesi; Patrizia Zunta, 3 anni e 6 mesi.
La Corte non ha proceduto nei confronti di Mario Pannai, deceduto alcuni mesi fa. Erano in tutto 45 le persone finite all’epoca sotto indagine. I provvedimenti eseguiti nel gennaio 2013 riguardavano vicende che sarebbero, ferma restando la presunzione di innocenza fino all’eventuale condanna definitiva, state commesse all’interno degli uffici giudiziari, in particolare presso la Corte d’appello di Napoli e il Tribunale di Sorveglianza. L’ordinanza era stata firmata dal giudice Paola Scandone su richiesta dei pm Gloria Sanseverino e Antonella Fratello. L’inchiesta aveva inizialmente portato in carcere due dipendenti della Corte d’appello, Mariano Raimondi e Giancarlo Vivolo, e un faccendiere, Vincenzo Michele Olivo. Proprio per Raimondi in sede di requisitoria il pubblico ministero aveva invocato la pena più alta: 16 anni di reclusione; 15 invece quelli richiesti per Di Meglio, Venezia e Vivolo. Agli atti c’erano intercettazioni e anche riprese video che avrebbero documentato accordi e scambi di denaro tra cancellieri e avvocati coinvolti.
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