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Anche i ladri di motorini e i venditori di sigarette pagavano il pizzo ai clan

Anche i ladri di motorini e i venditori di sigarette pagavano il pizzo ai clan

PONTICELLI Il retroscena sui business rivelato dai pentiti Tommaso Schisa e Rosario Rolletta. Quota settimanale sui furti ai De Luca Bossa-Minichini: «A gestire l’attività era “Peppe ’o blob”»

NAPOLI. Nessuno sfuggiva, e forse sfugge nemmeno oggi, alla pressione dei clan di camorra di Ponticelli. Si sapeva da tempo che i De Micco erano stati i primi a imporre la tangente ai gestori delle piazze di spaccio, costretti anche ad acquistare la droga da loro. Ma ora grazie alle dichiarazioni dei pentiti Tommaso Schisa e Rosario Rolletta, rispettivamente affiliati ai De Luca Bossa-Minichini e ai “Bodo”- De Martino, viene fuori che il “pizzo” lo pagavano anche gli autori dei furti d’auto e di motorini nonché i venditori di sigarette di contrabbando. Ogni settimana, limitatamente a ciò che accadeva nel quartiere. Il primo a parlare dei ladri sottoposti a vessazione è stato Tommaso Schisa, esponente di spicco fino al momento della scelta di collaborare con la giustizia dei De Luca Bossa-Minichini-Casella-Schisa. Le sue dichiarazioni sono agli atti dell’inchiesta della Dda sull’omicidio di Carmine D’Onofrio, figlio naturale di Giuseppe De Luca Bossa. Ecco alcuni passaggi, con la consueta premessa che le persone citate devono essere ritenute estranee ai fatti narrati fino a prova contraria. «Tra le attività criminali del gruppo c’è anche l’estorsione nei confronti di coloro che sul territorio rubano autovetture e motorini. Ossia l’organizzazione (il clan De Luca Bossa-MinichiniCasella) percepisce da questi soggetti una quota settimanale sui furti. A gestire questo particolare ramo d’attività è “Peppe o blob” (Giuseppe Righetto, ndr). Si tratta infatti di un’attività di cui è incaricata la famiglia Casella, organizzazione camorristica nostra alleata dopo l’arresto di De Micco, che comanda la zona di “aret ¢a Barra”, dov’è ubicata l’Asl. L’organizzazione a cui appartengo prende estorsioni sulle piazze di spaccio presenti sul territorio e dai contrabbandieri di sigarette». «Faccio parte», ha poi aggiunto Tommaso Schisa, «di una famiglia di camorra riconducibile agli Schisa, a Michele Minichini, Francesco “il cinese”, “Peppino ’o sicc” che sarebbe il fratello di Antonio De Luca Bossa, mia madre Luisa De Stefano, Vincenza Maione, “Tortellino”, mio cugino Damiano, Olivieri, “’o Coino” anche lui arrestato per la “stesa” di piazza Mercato e altri”. Il clan opera tra Ponticelli, Barra e San Giovanni. Gli Schisa-De Luca Bossa-MinichiniCasella costituiscono un’unica organizzazione criminale che prevede, tuttavia, una ripartizione territoriale per quanto riguarda il compimento delle attività illecite, in particolare le estorsioni e la droga». Del pizzo sui “Tle” (tabacchi lavorati esteri) ha parlato invece Rosario Rolletta, legato ai De Micco-De Martino prima di passare dalla parte dello Stato. «A Ponticelli tutti i venditori di sigarette di contrabbando dovevano pagare l’estorsione al clan De Martino. Ciò nasceva dalla circostanza che uno zio di Salvatore De Martino imponeva la fornitura del Tle all’ingrosso a tutti i rivenditori al dettaglio. Quindi il clan ci guadagnava due volte dal business. A riscuotere erano Alessio Velotti, Giulio Fiorentino, a volte io e Ciro Uccello». Ovviamente vale l’estraneità ai fatti raccontati fino a prova contraria.

in foto Da sinistra: Giuseppe Righetto detto “’o blob”, Rosario Rolletta e Tommaso Schisa

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