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“Centrale telefonica” in carcere, il ras dei Moccia rischia grosso

“Centrale telefonica” in carcere, il ras dei Moccia rischia grosso

Tommaso Russo trovato in possesso di diversi cellulari e caricabatterie

NAPOLI. Il ras del clan Moccia non riesce proprio a tenersi alla larga dai guai e sulla sua testa rischia di cadere adesso una nuova tegola giudiziaria. Tommaso Russo, già detenuto e imputato per l’omicidio dell’innocente Antimo Giarnieri, alcuni mesi fa è stato trovato, nel corso di una perquisizione mirata effettuata all’interno della sua cella, in possesso di diversi microtelefoni e caricabatterie. Dispositivi che, secondo gli inquirenti, avrebbe utilizzato per mantenere i contatti con gli affiliati alla cosca. Dopo aver rimediato una denuncia, il 40enne presunto killer si appresta così ad andare incontro a un nuovo processo. L’udienza preliminare è stata fissata per fine mese. Quello di Tommaso Russo è diventato negli ultimi anni uno dei volti di punta del clan Moccia, in particolare della fazione capeggiata da Salvatore Barbato. Russo aveva già dimostrato di essere una testa calda nel novembre del 2020, quando si rese protagonista di un’aggressione a dir poco eclatante. Il ras strappò infatti a Emanuele Gemito l’orecchio con un morso: un gesto sconsiderato, per il quale venne ben presto arrestato e in seguito rilasciato. Il suo ritorno a piede libero durò però ben poco.

Di lì a breve scattarono infatti le manette per la sua presunta partecipazione al delitto del giovanissimo Giarnieri. Per quest’ultima sanguinosa vi cenda potrebbe arrivare tra non molto il primo verdetto giudiziario. I presunti killer dell’innocente Antimo Giarnieri hanno infatti scelto di andare al dibattimento nella speranza di riuscire fino in fondo a dimostrare la propria innocenza. A novembre scorso è stata celebrata l’udienza preliminare del procedimento che vede imputati Ciro Sannino, difeso dall’avvocato Dario Carmine Procentese, Tommaso Russo, Gennaro Sorrentino, questi ultimi difesi dall’avvocato Claudio Davino, Alessandro Caccavallo e Giorgio Piscopo. Il collegio difensivo ha dunque deciso di non accedere ai riti alternativi. Nell’udienza si sono inoltre costituiti parte civile i genitori e la sorella della vittima, rappresentati dall’avvocato Michele Basile. Giarnieri era stato ammazzato in un agguato di camorra per la sua somiglianza con l’emergente capozona.

La Direzione distrettuale antimafia lo scorso settembre ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari al “sospettato” Tommaso Russo, indagato e già arrestato con l’accusa di essere l’esecutore materiale dell’omicidio del 19enne Giarnieri, freddato a Casoria l’8 luglio 2020. Il vero obiettivo del raid, stando a quanto emerso dall’inchiesta, sarebbe stato un giovane aspirante ras, Ciro Lucci, entrato in rotta dcollisione, proprio le proprie ambizioni criminali, con l’egemone clan diretto da Salvatore Barbato. Russo non è però l’unico a rischiare grosso. Lo stesso avviso era stato infatti notificato anche ad altri quattro coimputati: Ciro Sannino “Spavuzzell” (anch’egli destinatario di provvedimento cautelare), Gennaro Sorrentino, Alessandro Caccavallo e Giorgio Piscopo: quest’ultimi tre sono rimasti fin qui a piede libero

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