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19 Maggio 2022 - 07:54
La Dda cala l’asso e deposita le ultime rivelazioni del neo pentito
NAPOLI. Un benzinaio-spacciatore con le mani molto bene in pasta negli affari criminali della zona collinare avrebbe fornito ai ras del clan Cimmino una serie di informazioni riservate al fine di allargare il giro di estorsioni della cosca. Ed è così che nel mirino sarebbero finiti addirittura i lavori per il restyling dello stadio Collana. Parola dell’ormai ex capoclan Luigi Cimmino, da poche settimane passato, dopo una vita da camorrista di rango, tra le fila dei collaboratori di giustizia. Le nuove accuse messe a verbale dal neo pentito sono state depositate ieri mattina dal pubblico ministero nel corso dell’udienza preliminare che sta facendo da apripista al maxi-processo scaturito dalla retata della scorso autunno: lo stesso blitz in cui finì nuovamente in manette proprio il capoclan Luigi Cimmino. Ebbene, l’ormai ex ras nel corso dell’interrogatorio al quale è stato sottoposto appena lunedì scorso ha rivelato alcuni importanti, inediti retroscena: «Massimiliano De Cicco è il benzinaio che gestiva, e credo gestisca tuttora, una pompa di benzina dietro all’ospedale Cardarelli, poco prima della strada che conduce a Cappella Cangiani. Presso la pompa di benzina di De Cicco lavorava Gennaro Formigli e io spesso andavo a trovarlo. So, perché me lo disse Gennaro Formigli, che presso la pompa di benzina lui aveva impiantato una piazza di spaccio di marijuana, hashish e cocaina. La mattina vendeva la droga leggera e la sera quella pesante». Questa è però soltanto la punta dell’iceberg. Stando a quanto riferito da Luigi Cimmino e ferma restando la presunzione di innocenza per tutti i soggetti citato, il rapporto con i due coimputati sarebbe nel tempo andato ben oltre: «Questo De Cicco dava anche informazioni su alcuni lavori di ristrutturazione e già quando stavo fuori, ricordo che in un’occasione ci recammo io, Andrea Basile e Giovanni Caruson a far visita a Gennaro Formigli presso la pompa di benzina e andammo poi a prendere un caffè».
Un incontro, neanche a dirlo, di “affari”: «De Cicco, che aveva le mani in pasta dappertutto, ci disse che dovevano farsi degli ingenti lavori di ristrutturazione all’interno dello stadio Collana del Vomero, ubicato alle spalle dei carabinieri. Quando dico che De Cicco aveva le mani in pasta dappertutto intendo dire che De Cicco sapeva sempre tutto, perché quando chiedevo a Formigli qualche informazione su qualche lavoro grande al Vomero Formigli già lo sapeva e diceva di averlo saputo da De Cicco». A questo punto il collaboratore di giustizia Luigi Cimmino fa però una precisazione: «In realtà - ha messo a verbale - noi già sapevamo che dovevano essere fatti questi lavori presso lo stadio Collana e lui ci disse di aver saputo quale era la ditta che se li era aggiudicati. Preciso che De Cicco non era uno stipendiato dal clan, ma noi gli dicemmo che quando avremmo chiuso l’estorsione al Collana gli avremmo poi fatto un regalo». E ancora: «Non so come si sia conclusa poi questa vicenda perché sono stato arrestato e comunque era una vicenda che seguivano Basile e Caruson. Non sono a conoscenza di altre vicende che hanno visto il coinvolgimento di De Cicco e non so se, a fronte del mantenimento della droga presso la pompa di benzina, De Cicco percepisse somme di denaro da Formigli». Insomma, dopo le prime dichiarazioni rese ad aprile, in cui ha fatto luce sull’ingerenza della cosca sugli appalti ospedalieri, l’ex ras Luigi Cimmino è adesso entrato nel merito dell’altro business portante del clan: l’imposizione del pizzo.
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