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20 Maggio 2022 - 06:15
Colpo da kappaò per i narcos del rione Pazzigno, i capi dell’organizzazione rimediano fino a 30 anni di cella
NAPOLI. Venti condanne per un ammontare di quasi quattro secoli di carcere. Il processo di primo grado che ha portato alla sbarra l’intera linea di comando del clan Reale del rione Pazzigno di San Giovanni a Teduccio si conclude con un verdetto esemplare. I giudici della settima sezione penale, collegio C, del tribunale di Napoli hanno infatti dato ampio, se non totale, accoglimento alle richieste di pena avanzate dalla pubblica accusa e per i narcos della periferia est è arrivata una stangata quasi senza precedenti: i capi e promotori dell’organizzazione hanno infatti incassato fino a trent’anni di reclusione.
Soltanto tre, invece, le assoluzioni disposte: quelle di Francesco Rinaldi, difeso dall’avvocato Salvatore Impradice, per il quale era stata chiesta una condanna a nove anni, Anna Presutto e Pasquale Esposito. Questo, nel dettaglio, il dispositivo di condanna pronunciato ieri pomeriggio al termine del processo di primo grado celebrato con il dibattimento: Alessio Annunziata, 13 anni; Salvatore D’Ambrosio, 13 anni; Pasquale Esposito, assolto; Ciro Grandioso, 16 anni; Antonio Graziano, 20 anni; Giuseppe Limatola, 16 anni; Luigi Luongo, 16 anni; Vincenzo Morra, 16 anni; Antonio Nurcaro, 2 anni; Mario Nurcaro, 2 anni; Salvatore Nurcaro, 28 anni; Raffaele Nurcato, 13 anni; Raffaele Oliviero, 13 anni; Anna Presutto, assolta; Antonio Reale (classe 1990), 30 anni; Antonio Reale (classe 1991), 30 anni; Mario Reale, 30 anni; Pasquale Reale, 27 anni e 8 mesi; Patrizio Reale, 20 anni; Vincenzo Reale, 26 anni; Claudio Riccardi, 16 anni; Francesco Rinaldi, assolto; Francesco Ruggiero, 16 anni di carcere. Il blitz che ha portato i presunti narcos ed estorsori del Pazzigno alla sbarra era scattato nell’agosto del 2019, quando la polizia ha dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti dei presunti affiliati, ritenuti responsabili di associazione finalizzata all’acquisto, trasporto, commercializzazione e vendita di stupefacente, estorsione, ma anche detenzione illegale di arma da fuoco, per conto del clan RealeRinaldi. Gli elementi acquisiti avevano consentito di ricostruire l’operatività dei Reale con particolare riferimento alla gestione delle piazze di spaccio. Business che costituisce una delle ragioni del ventennale scontro tra il cartello Reale-Rinaldi e i Mazzarella.
Tra i destinatari del provvedimento c’era anche Salvatore Nurcaro, uno dei presunti capi dell’associazione riconducibile ai Reale, che il 3 maggio 2019, è rimasto vittima, in piazza Nazionale, di un agguato nel corso del quale è stata ferita per errore anche la piccola Noemi. La svolta è arrivata grazie alle più recenti intercettazioni, che hanno consentito di ricostruire oltre alla dinamica dell’agguato anche il movente, individuato nella gestione del traffico di stupefacenti e in un debito di Nurcaro nei confronti del clan Formicola. Adesso, al termine di un lungo e complesso iter dibattimentale, il processo è finalmente arrivato al primo giro di boa. Quella che ne è scaturita è stata una vera e propria stangata giudiziaria, con i ras del rione Pazzigno che hanno incassato fino a trent’anni. In pratica la pena massima.
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