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Pizzo a Forcella, pm all’attacco

Pizzo a Forcella, pm all’attacco

Racket sulla casa confiscata, la Dda invoca mezzo secolo di carcere per il commando dell’ex boss Salvatore

NAPOLI. Le nuove leve del clan Giuliano di Forcella corrono a tutta velocità verso quella potrebbe essere una nuova stangata giudiziaria. Dopo il blitz lampo di un anno fa e il successivo rinvio a giudizio con l’accusa di aver a vario titolo preso parte alla richiesta estorsiva ai danni di sei inquiline di un appartamento confiscato alla cosca, i sei imputati eccellenti rischiano adesso di andare incontro a una condanna che, complessivamente, potrebbe valere qualcosa come oltre mezzo secolo di carcere. Con la requisitoria del pm Celeste Carrano entra dunque nel vivo il processo di primo grado che si sta celebrando con il rito abbreviato innanzi al gip Salvatore. La pubblica accusa ha invocato dieci di reclusione a testa per Alessio Vicorito, Cristiano Giuliano, Giuliano Cedola e Antonio Morra. Per il fratello di quest’ultimo, Cesare Morra, sono stati invece chiesti otto anni di carcere. Riconoscendogli tutte le attenuanti previste dall’ordinamento, la Procura ha infine chiesto al gip di condannare il neo collaboratore di giustizia Salvatore Giuliano “’o russo” a sei anni di reclusione.

Nel corso del proprio intervento il pm si è a lungo focalizzata proprio sul ruolo dell’ex ras, nonché killer dell’innocente Annalisa Durante, affermando che questo processo ha consacrato l’attendibilità di Giuliano, grazie al quale sono stati evitati il prolungarsi della detenzione cautelare e la condanna dell’ormai ex coindagato Gennaro Imparato. Anche quest’ultimo, infatti, era inizialmente finito in manette insieme agli altri uomini della cosca. L’arresto era avvenuta sulla scorta delle dichiarazioni testimoniali rese della vittime del taglieggiamento. In seguito, però, proprio Salvatore Giuliano ha spiegato che Imparato non ha mai fatto parte del commando di esattori, circostanza in seguito confermata anche dalla più approfondita analisi delle immagini registrate da alcune telecamere. Gli imputati, sempre nel corso dell’udienza celebrata ieri mattina hanno comunque tutti - a eccezione di Cesare Morra - ammesso gli addebiti.

Toccherà adesso ai difensori, gli avvocati Roberto Saccomanno e Leopoldo Perone (che assiste solo Giuliano Cedola), cercare di limitare i danni in vista della sentenza. «Devi pagare noi, non il proprietario». Ecco l’anomalo pizzo, chiesto con la prepotenza tipica della camorra e ottenuto, su un appartamento che molti anni fa era dei Giuliano e ora è abitato da alcune cittadine straniere. Ma gli affiliati allo storico clan di Forcella sono stati improvvidi, entrando in azione quasi sotto gli occhi dei poliziotti napoletani che ben li conoscono e li tenevano nel mirino. Così Salvatore Giuliano, Cristiano Giuliano, Antonio Marra e Giuliano Cedola sono finiti nelle braccia degli investigatori e subito dopo in carcere con l’accusa di estorsione aggravata dal metodo mafioso. In seguito vennero individuati anche gli altri due componenti del commando. All’epoca Salvatore Giuliano, figlio di Luigi “Zecchetella”, salito alla ribalta della cronaca per aver ucciso l’innocente Annalisa Durante, era da poco ritornato a piede libero. Di lì a breve la clamorosa decisione di collaborare con i pm.

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