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Reale-Rinaldi, i ras alla sbarra

Reale-Rinaldi, i ras alla sbarra

Via al maxi-processo per i nuova capi della mala di San Giovanni a Teduccio: in 31 chiedono il rito abbreviato

NAPOLI. Dopo la maxi-retata subita lo scorso anno, il gotha dei clan Reale-Rinaldi e Formicola di San Giovanni a Teduccio va alla sbarra per l’inizio del processo di primo grado e la quasi totalità degli imputati, ben trentuno, chiede di essere giudicata con il rito abbreviato. Strategia pressoché obbligata per puntare, in caso di eventuale condanna, a un sostanzioso sconto di pena. Processo “sprint”, dunque, per Ferdinando Di pede, Maria Domizio, Gaetano Formicola, Giuseppe Fusaro, Luigi Gallo, Ciro Grandioso, Ciro Grassia, Sergio Grassia, Luigi Luongo, Salvatore Luongo, Raffaele Maddaluno, Vincenzo Marigliano, Michele Minichini, Agostino Notturno, Gaetano Nunziato, Salvatore Nurcaro, Raffaele Oliviero, Giovanni Pagano, Lorenzo Pianese, Antonio Reale (classe 1990), Antonio Reale (classe 1991), Carmine Reale, Gennaro Reale (classe 1987), Gennaro Reale (classe 1992), Pasquale Reale, Vincenzo Reale, Ciro Rinaldi, Francesco Rinaldi, Tommaso Sannino, Francesco Silenzio e Giovanni Tabasco. Il provvedimento eseguito nel maggio dello scorso anno ricostruiva l’esistenza del cartello criminale Rinaldi-Reale-Formicola, operante, prevalentemente nel quartiere di San Giovanni a Teduccio ma con ramificazioni in altre zone della città di Napoli nell’ambito della sfera di influenza, direzione e controllo dell’Alleanza di Secondigliano in contrapposizione con il clan Mazzarella.

Le indagini hanno ricostruito attraverso le intercettazioni, sia telefoniche che ambientali, le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia e i riscontri, l’operatività del cartello e gli scontri armati con il clan Mazzarella a partire dalla seconda metà del 2014 e fino al 2019, attuati per il controllo delle attività illecite nell’area orientale della città di Napoli, nelle zone di piazza Mercato e Porta Nolana nonché nei comuni di San Giorgio a Cremano e Portici. L’inchiesta ha consentito di ricostruire numerose stese, sparatorie in aria di colpi di pistola nei territori dei nemici, alcune compiute addirittura con gli Ak47, ma anche i tentati omicidi di Carmine Improta, Alfonso Mazzarella e Vincenzo Cozzolino, boss del clan Mazzarella. Cuore pulsante dell’organizzazione era ed è il cosiddetto rione della “46”, il bunker del clan Rinaldi, il cui numero identificativo gli affiliati si facevano tatuare sulla pelle come simbolo di appartenenza. Dall’indagine era emerso poi anche l’uso dei social da parte di numerosi indagati.

Sui social si assiste alla celebrazione dei vincoli camorristici e di ostentazione dei legami di appartenenza anche nei social. A dir poco corposo l’elenco degli arrestati, tra i quali figuravano alcuni nomi di spicco della mala di Napoli Est che negli ultimi anni sono più volte balzati alla ribalta della cronaca nera e giudiziaria: tra loro i ras Ciro Rinaldi “mauè”, Francesco Silenzio, Antonio Formicola, i fratelli Ciro e Sergio Grassia, Salvatore Nurcaro (obiettivo del raid che in piazza Nazionale era quasi costato la vita alla piccola Noemi), Antonio Marigliano, Raffaele Maddaluno, diversi nipoti del boss Carmine Reale “’o cinese”, ma anche Gaetano Formicola e Giovanni Tabasco

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