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30 Maggio 2022 - 18:55
Arriva la dieta “pianeterranea", la dieta mediterranea a km 0, sostenibile e su misura per chiunque, in tutto il mondo. Riduce del 50% il rischio di infarto e ictus e del 30% il pericolo di diabete, secondo la Cattedra Unesco di educazione alla salute e allo sviluppo sostenibile dell'Università Federico II di Napoli, che l'ha appena proposta sulle pagine della rivista “Nature".
Unica in Europa a essere dedicata alla prevenzione dello stato di salute della popolazione, agendo su fattori nutrizionali, ambientali e culturali, la Cattedra Unesco è coordinata da Annamaria Colao, ordinario di Endocrinologia e presidente della Società italiana di endocrinologia (Sie), assieme a uno staff di scienziati ricercatori in ambito medico, agroalimentare e ingegneristico, che per questo nuovo modello alimentare hanno coniato il termine 'dieta pianeterranea', a indicarne la portata globale e la validità ovunque nel mondo.
Basata sulle proprietà nutrizionali della dieta mediterranea, potrà essere declinata a livello locale utilizzando i cibi disponibili nelle diverse aree del mondo, creando tante nuove piramidi alimentari 'locali': dall'avocado e la papaia dell'America Latina alla manioca e il teff in Africa centrale, dall'olio di canola e le noci pecan in Canada al sesamo e la soia dell'Asia, fino alla noce di macadamia australiana, in ogni angolo della Terra sarà possibile rispettare i canoni della dieta pianeterranea e restare in salute.
«Le abitudini alimentari scorrette sono una delle cause principali dell'epidemia mondiale di obesità, anche infantile, e di malattie metaboliche e cardiovascolari; la dieta mediterranea invece ha comprovati benefici per la salute grazie a un notevole profilo nutrizionale - spiega Colao - per esempio riduce del 30% il rischio di eventi cardiovascolari gravi come infarti e ictus, diminuisce di oltre il 50% la probabilità di tumore all'endometrio nelle donne, abbassa del 30% il pericolo di ammalarsi di diabete».
«Gli elementi che la caratterizzano sono olio d'oliva come fonte di grassi insaturi, noci, legumi, verdure, cereali integrali, frutta fresca o secca, una quantità moderata di pesce, così come latticini, carne e vino rosso. Non ovunque si possono trovare questi prodotti, ma è possibile reperire in ogni parte del mondo frutti, verdure, legumi, cereali integrali e fonti di grassi insaturi con contenuti nutrizionali e caratteristiche simili a quelli tipici della dieta mediterranea - sottolinea - che probabilmente hanno anche simili benefici per la salute delle popolazioni».
Da qui la dieta planeterranea, una dieta mediterranea globale che introduce di volta in volta i cibi tipici del luogo. «Prodotti subtropicali popolari come i fagioli pinto e l'okra, ricchi di fibre e proteine, sono associati a livelli ridotti di colesterolo Ldl e a una minore incidenza della sindrome metabolica o di eventi cardiovascolari - riprende Colao - Le macroalghe marine, come alghe e wakame, e la spirulina sono ampiamente consumate nei Paesi orientali e rappresentano una fonte importante di polisaccaridi complessi, minerali, proteine e vitamine, con proprietà anticancro, antivirali, antiossidanti, antidiabetiche e antinfiammatorie. Gli esempi sono tantissimi, ma il concetto della dieta planeterranea, che verrà lanciata attraverso una piattaforma dedicata della Cattedra Unesco di educazione alla salute e allo sviluppo sostenibile dell'Università di Napoli, è sostanzialmente uno: le verdure, la frutta, i cereali e i grassi insaturi disponibili in diverse parti del mondo possono essere combinati per mettere a punto paradigmi nutrizionali locali, basati su prove scientifiche, definendo diverse 'piramidi nutrizionali' basate sugli alimenti disponibili localmente con le stesse proprietà nutrizionali, gli stessi benefici per la salute e analoghi processi produttivi rispettosi dell'ambiente osservati per la dieta mediterranea».
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